È ora di pensare alle pmi

Il nervosismo delle Borse mondiali, che certo non sta risparmiando Piazza Affari, pare non aver inciso sul buon andamento di Aim Italia, il segmento dedicato alle piccole e medie imprese che ha chiuso il 2015 con una capitalizzazione di circa 3 miliardi di euro. Mentre le pmi quotate hanno raccolto 283 milioni. Sono numeri che fanno ben sperare, soprattutto perché ad oggi sono già quattordici le matricole che hanno in programma il grande passo. Si tratta della conferma che il mercato può rappresentare un'ottima opportunità di finanziamento per le cosiddette small e mid cap italiane. Anche per il permanere delle oggettive difficoltà nel reperire risorse attraverso il tradizionale canale delle banche. Ancora una volta segnali confortanti arrivano da una categoria imprenditoriale che storicamente funge da motore dell'economia italiana pur nel totale disinteresse della politica, incapace di generare mirati piani di sviluppo industriale. Quel che arriva da Piazza Affari è molto interessante; quando si predispongono piattaforme pensate esclusivamente per le piccole e medie imprese la risposta risulta perlomeno pari alle aspettative. Quel che non funziona mai, invece, è proprio la tipica logica italiana di promuovere iniziative che non tengono in alcun modo conto delle specificità tipiche delle pmi. Possibile che ancora non si colgano le differenze che corrono tra grande industria e piccole e medie imprese? Anche perché, come avviene di consueto, qualsiasi mossa del governo è totalmente sbilanciata in favore delle grandi imprese. Per esempio.

L'addio alla Legge Fallimentare con l'introduzione della Liquidazione Giudiziale, non pare avere nel suo dna una differenziazione tra regole applicabili alle grandi imprese, alle medie e piccole. Per realizzare questo progetto servirebbero esperti che si affianchino al regolatore che siano competenti nei specifici settori. www.pompeolocatelli.it

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