Ora Saipem ha fretta sull'aumento

La società punta a chiudere l'operazione in anticipo per i timori di un ulteriore crollo del petrolio

Sofia FraschiniSaipem accelera sull'aumento di capitale nonostante le pessime condizioni di mercato e i ribassi del petrolio e getta nel panico chi tema un'operazione a forte sconto. Così ieri, in una nuova seduta negativa per la Borsa (-2,65% il Ftse Mib), il titolo della oil company di San Donato ha perso cinque punti percentuali scivolando a un minimo di 6,28 euro. Da inizio anno, la perdita è dell'11,6%, e da novembre, quando la società della galassia Eni (30,2%) ha deliberato la ricapitalizzazione da 3,5 miliardi, il calo è stato di 2 euro.A mettere i bastoni tra le ruote al gruppo ha contribuito, in queste settimane, il prezzo del petrolio. Scivolato sempre più in basso, l'oro nero ha oltrepassato la soglia dei 30 euro: ieri il Brent ha chiuso a 28,7 dollari e il Wti è rimasto in area 30 dollari. E le prospettive, con l'Iran tornato operativo e «pronto a inondare il mercato della produzione» dopo lo stop alle sanzioni internazionali, sono tutt'altro che rosee. Goldman Sachs lo aveva previsto a settembre, poi qualche settimana fa, si è unita anche Morgan Stanley: «il prezzo del petrolio potrebbe scendere fino a 20 dollari». In questo contesto, già formato il consorzio di garazia e nonostante il cda abbia disposto che per la ricapitalizzazione ci sia tempo fino al 31 marzo, Saipem sembra aver fretta di chiudere. Secondo quanto riferito da Consob, infatti, «si lavora alacremente, per anticipare la definizione del prospetto informativo entro gennaio» e tra le parti in causa c'è un fitto scambio di informazioni (al momento definite di routine). «Resta da capire il perché di questa accelerazione commenta un analista ma probabilmente nel medio periodo, e comunque, tra febbraio e marzo, si teme un ulteriore crollo del mercato petrolifero, e quindi del titolo». D'altra parte, secondo l'ex consulente economico della Casa Bianca, Nouriel Roubini, l'ennesima caduta dei prezzi del petrolio genererebbe una serie di default societari a catena che certo non aiuterebbero il mercato dell'oil. Tornando all'aumento di capitale, in attesa della definizione del prospetto, il timore resta quello di un forte sconto sul prezzo. Molti analisti che coprono il titolo non si sbilanciano, ma Bloomberg ha iniziato a ipotizzare un possibile ribasso del 35%-40%. Più pessimista Fidentiis: «Per fare in modo che Saipem post aumento non sia ancora a premio sui concorrenti le nostre stime viaggiano nell'ordine di uno sconto del 40-50%, con un prezzo che potrebbe oscillare tra 3,5 euro e 4 euro» spiega l'analista Giuseppe Rebuzzini aggiungendo che «è meglio che il gruppo porti a termine il prima possibile l'operazione in vista dei risultati di fine febbraio. Si potrebbe infatti concretizzare il rischio di una revisione al ribasso della guidance compromettendo l'esito dell'aumento». Va ricordato, inoltre, che Saipem ha assoluto bisogno di questa operazione per poter ridurre l'esposizione e riottenere un rating investment grade, necessario sul mercato sempre più selettivo delle commesse internazionali dell'oil. E allo stesso tempo la ex capogruppo Eni ha necessità di deconsolidare il maxi debito da 5,7 miliardi in capo alla controllante.

Insomma, il riassetto è quanto mai delicato e necessario e finchè non sarà concluso passeranno in secondo piano (per il titolo) i potenziali spunti positivi: dal possibile coinvolgimento nella costruzione del gasdotto russo North Stream 2, a nuovi potenziali affari con l'Iran.

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