Il ministro francese dell'Economia, Bruno Le Maire, insiste: «Fca resta una bella opportunità». Ma ai segnali di fumo che partono dall'Eliseo si unisce la richiesta-ricatto di Nissan a Renault di ridurre in modo significativo la quota del 43,4% detenuta dai francesi nel gruppo. È la conditio sine qua non per l'ok dell'alleato nipponico al progetto di fusione con Fca. La tensione tra Parigi e Yokohama è altissima e, in questo scenario, il Lingotto resta alla finestra, continuando a recitare la parte dell'offeso, fermo nel suo «no» a un ritorno sui propri passi dopo il ritiro della proposta di nozze con Renault.
Fonti vicine al gruppo, tra l'altro, sostengono che se a far saltare l'accordo con Parigi sono state le condizioni politiche emerse, le stesse più che migliorare sarebbero ora addirittura peggiorate. Le Borse, dal canto loro, credono che un riavvicinamento tra le parti sia ancora possibile: Fca +1,73%, Renault +2,6%, Nissan +0,84%, Exor +0,48%.
In Giappone, in queste ore, a parlare con Nissan, l'alleato forte di Renault già scottato per non essere stato informato sul flirt in atto fra Torino e Parigi (una grave mancanza di rispetto da parte francese), ci sono sia il ministro Le Maire sia Toby Myerson, l'emissario del presidente di Fca, John Elkann. L'incontro di Myerson con l'ad di Nissan, Hiroto Saikawa, sarebbe stato programmato da tempo, come precisano alcune fonti. Ciò non toglie che sul tavolo dei colloqui ci sia il - per ora - fallito matrimonio con Renault insieme all'auspicato, se tutto avesse funzionato, triangolo con Nissan dal quale sarebbe nato il costruttore di auto numero uno al mondo.
Sbaglia, intanto, chi guardava a un atteggiamento più morbido di Renault verso Nissan. In una nota, i giapponesi comunicano di aver ricevuto una lettera nella quale i francesi esprimono l'intenzione di astenersi dal voto all'assemblea generale degli azionisti «alleati», il 25 giugno, in relazione alle modifiche proposte allo statuto sociale. Il gruppo di Yokohama, per tutto risposta, definisce «estremamente spiacevole la nuova posizione assunta da Renault», sottolineando che lo stesso alleato si era dapprima pronunciato a favore di quei cambiamenti utili per migliorare il proprio governo societario, passando da una società con revisori legali a una realtà con tre comitati statutari.
Importanti e forse decisive, su tutti questi punti, saranno le imminenti assemblee degli azionisti sia di Renault sia di Nissan. Resta il fatto della poca affidabilità dei francesi alla luce di quello che sta accadendo per Nissan: di chi (Parigi) dice una cosa e poi cambia repentinamente atteggiamento?
Lo stesso Le Maire, tra l'altro, difende ora il presidente di Renault, Jean-Dominique Senard, uscito con le ossa rotte e oggetto di non poche critiche, anche per colpa dell'Eliseo, da tutto quello che è accaduto nei giorni scorsi. «Senard - assicura il ministro - ha la fiducia dello Stato francese per procedere con il rafforzamento dell'alleanza con Nissan». I presupposti, viste le risposte dei giapponesi, non sembrano però andare in questa direzione.
Fca Us ha infine siglato una lettera d'intenti con la start-up Aurora, spianando la strada a una «potente partnership per lo sviluppo e il
lancio di furgoni a guida autonoma». Lo scorso anno la start-up Aurora ha ricevuto fondi per oltre 530 milioni di dollari e a iniettarli c'era anche Amazon. Aurora collabora pure con Volkswagen, Hyundai e con la cinese Byton.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.