«Una proposta non ancora solidificata». I vertici di Mps hanno usato diplomaticamente questo termine per definire il piano di salvataggio portato sul tavolo del cda lo scorso 13 ottobre da Corrado Passera e che ieri è stato ritirato in piena polemica con il management del Montepaschi. L'ex banchiere, nonché ex ministro, denuncia «l'atteggiamento di totale chiusura» della banca di fronte all'interesse manifestato da «primari investitori istituzionali per due miliardi di euro. Ci sono state infatti negate le condizioni minime per condurre il normale percorso volto a rendere definitiva e impegnativa tale proposta», si legge nella lettera inviata al consiglio di amministrazione e al collegio sindacale dell'istituto senese. Questa chiusura «esplicita nei confronti della nostra proposta ci pare contraria all'interesse della banca e di tutti i suoi azionisti», scrive Passera. Che aveva chiesto di poter fare un esame approfondito dei conti, soprattutto del portafoglio crediti.
Concedere questa possibilità avrebbe però creato una asimmetria informativa rispetto alle altre eventuali manifestazioni di interesse. In altre parole: perché investire a scatola chiusa mentre la cordata di Passera può decidere quante fiches puntare su Siena a carte scoperte? E così i vertici del Monte hanno congelato la proposta della cordata di Passera per allinearla alla cosiddetta «data room» aperta a tutti gli eventuali investitori in vista dell'aumento di capitale da 5 miliardi il cui varo è fissato per il 5 dicembre.
Secondo l'ex ministro, Mps avrebbe chiesto «di interrompere ogni contatto con investitori e intermediari e di passare i loro riferimenti alla banca che li avrebbe contattati direttamente» e «ci è stato anche vietato di condividere le informazioni ricevute con i nostri investitori, anche se resi noti alla banca e sottoposti allo stesso nostro vincolo di riservatezza». I vertici del Monte avrebbero inoltre fatto una totale resistenza alla possibilità di presentare il piano alternativo alla Bce. Nonostante - continua a ripetere il manager con tanto di grafici sull'andamento del titolo alla mano - il mercato tifasse per il suo ingresso in partita (ieri in Borsa, dopo la notizia del suo ritiro, le azioni hanno comunque chiuso la seduta con un rialzo dello 0,74% a 24 centesimi).
La versione di Rocca Salimbeni è completamente diversa: «Le autorità di vigilanza sono state tenute costantemente aggiornate in merito all'iniziativa del dottor Passera».
Iniziativa che però era «non vincolante, e formulata per conto di investitori di cui non sono state rese note le generalità e non ancora solidificata», si legge in una nota diffusa ieri dalla banca. Che definisce le argomentazioni offerte da Passera «infondate e incompatibili» con i principi di parità informativa e con la necessita di proteggere le informazioni.
Cosa farà adesso l'ex banchiere? Qualcuno dice che nelle prossime settimane potrebbe spostare la sua attenzione sul dossier Veneto Banca. Di certo non tornerà a fare politica dopo il tramonto della sua avventura con Italia Unica. Quanto a Mps, l'unico piano al vaglio di Francoforte resta quello presentato lo scorso 24 ottobre dal neo ad Marco Morelli che in questi giorni fanno sapere da Siena - è impegnato nel roadshow di presentazione del maxi riassetto con tappe in Medio Oriente, Stati Uniti, Londra e Asia.
In settimana verrà aperta la data room a favore degli investitori e il 24 novembre si riunirà l'assemblea per dare il via libera alla ricapitalizzazione e alla scelta del nuovo presidente in sostituzione del dimissionario Massimo Tononi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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