Rivalutazione piena: quando scatta l'aumento sulla pensione

Dal 1°gennaio 2022, la rivalutazione sulle pensioni porterà incrementi per alcune fasce di reddito: ecco le cifre e cosa accade alle pensioni d'oro

Rivalutazione piena: quando scatta l'aumento sulla pensione

Il 2022 sarà l'anno della rivalutazione delle pensioni dopo che per due anni i trattamenti pensionistici sono rimasti al palo. L'adeguamento dal 1° gennaio sarà, infatti, dell'1,7%

Cosa cambia dal 2022

Gli aumenti degli importi per i pensionati italiani sono dovuti al contemporaneo aumento dei pezzi che fanno, di conseguenza, aumentare il costo della vita. In attesa di una riforma organica che sarà discussa in primavera, come sempre si farà la consueta distinzione per fasce di reddito di ciascun contribuente. In pratica, tornerà in vigore il famoso sistema a “scaglioni” (legge 288/2000), che è a favore dei pensionati, "perché le decurtazioni del tasso di rivalutazione si applicano solo sulle quote di assegno superiori a certe soglie".

Ecco i numeri

Come abbiamo già scritto sul Giornale.it, le pensioni con importo fino a quattro volte il minimo (fino a 2.062 euro), avranno l’aumento totale pari all’1,7%; quelle le cui cifre sono comprese tra quattro e cinque volte il minimo (quindi la fascia tra 2.062 e 2.577 euro), avranno il 90% dell’1,7% (1,53% effettivo) ma con la rivalutazione piena (1,7%) dello scaglione fino a 2.062 euro. Invece, le pensioni che superano cinque volte l'importo minimo (oltre i 2.578 euro), avranno un incremento del 75% sull’1,7% (rivalutazion effettiva dell’1,275%) ma rimane la piena rivalutazione dello scaglione fino a 2.062 euro e dell’1,53% della fascia compresa tra 2.062 e 2.578 euro.

Come spiega il Corriere, quindi, una pensione di 2 mila lordi euro al mese "godrà di un incremento (lordo) di 34 euro mensili. Una pensione di 2 mila e 500 euro lordi al mese, che rientra cioè tra 4 e 5 volte il minimo, incasserà circa 42 euro al mese in più". Come abbiamo visto sul Giornale.it, poi, l'adeguamento riguarderà anche il valore del trattamento minimo di pensione: dagli attuali 515,58 euro mensili si passerà a 524,34 euro mentre l'assegno sociale subirà un aumento che da 460,28 lo porterà a 468,10 euro mensili. Ricordiamo che, come è già stato trattato, il governo ha a disposizione un tesoretto di 8 miliardi di euro con il quale può mettere mano a tagli che riguardano Irpef, Irap e pensioni.

Niente tagli sulle "pensioni d’oro"

La Corte Costituzionale ha deciso per la riduzione del contributo di solidarietà sulle pensioni d'oro da cinque a tre anni ponendo fine immediatamente all'erogazione del sussidio statale. Infatti, quelle con l'importo più elevato (per il 2021 superiore a 100mila e 200 euro annui) non subiranno più, dal 1° gennaio, il taglio fisso in misura percentuale attraverso l’applicazione di un contributo di solidarietà. Se in origine il termine ultimo era previsto per il 31 dicembre 2023, la sentenza n. 234/2020 ha ribaltato tutto: la Corte ha deciso per la riduzione del periodo di applicazione e lo stop si avrà tra poche settimane, il 31 dicembre 2021.

Quali sono i motivi di questo "ripensamento"? In un passaggio della sentenza pubblicato si legge che "nell’ambito strettamente previdenziale risulta evidente la tendenza dell’ordinamento a non proiettare oltre il triennio valutazioni e determinazioni cui si addice uno spazio di osservazione più circoscritto, come testimonia l’evoluzione della disciplina del coefficiente di trasformazione del montante individuale dei contributi".

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