La riforma delle pensioni è ancora in alto mare. Quella che varerà palazzo Chigi non sarà una rivoluzione. Solo una riforma timida che verrà centellinata in più fasi. L'unica certezza che resta è che nella manovra dovrebbero trovare spazio l'Ape, l'anticipo pensionistico e il ricongiungimento gratuito dei contributi. Il resto verrà rimandato a dopo il 27 settembre. Il Mef infatti teme che le risorse per dare il via alla riforma delle pensioni non siano ancora sufficienti e questo potrebbe cerare non pchi problemi alle casse. La cifra del piano sia ggira ttorno ai 4 miliardi di euro. E in prima battuta ne servono già 2,6. Solo l'Ape ha un costo di circa 700 milioni di euro. E la ricongiunzione dei contributi invece ha un costo minimo per lo Stato di 500 milioni di euro. A questi vanno aggiunti altri 800 milioni per l'estensione della platea che intascherà la quattordicesima. Un'altra delle tante promesse di Renzi in vista dell'appuntamento referendario.
I sindacati lunedì incontreranno il governo per capire quale sia il piano dell'esecutivo per poter dare seriamente il via ad un cambiamento sul fronte pensioni che è atteso ormai da anni. La sensazione è che il Mef abbia in cassa meno risorse di quanto si creda ascoltando le parole di Renzi. La mossa più fattibile in questo momento è quella del prestito pensionistico che comporterebbe un esborso di 700 milioni, Tutte le altre misure in media hanno un costo che supera i 2 miliardi. E non è da escludere che il governo ridimensioni e di molto la riforma. Infine srevono risorse anche per gli esodati.
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