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Produttività, c'è l'intesa ma la Cgil dice «no»

L'accordo sulla produttività è fatto: solo la Cgil ha detto no. Per Susanna Camusso «si è persa un'occasione per fare una scelta politica che avesse attenzione alle questioni sociali». Ma è l'unica stecca in un coro di commenti soddisfatti: «Un prodotto condiviso, completo, autosufficiente», dichiara Mario Monti. E pur esprimendo «il vivo auspicio che la Cgil sottoscriva l'intesa», il premier ribadisce: «dal punto di vista della validità nessun dubbio sull'accordo che c'è tra tutti i firmatari - Abi, Ania, Confindustria, Lega Cooperative, Rete imprese Italia, Cisl, Uil, Ugl - e sull'impegno del governo. Che conferma le risorse stanziate per «la riduzione del cuneo fiscale del salario di produttività», sottolineando come la modernizzazione della contrattazione sia «di cruciale importanza nell'agenda di governo del Paese», e dicendosi «convinto che l'intesa rappresenti un passo importante per il rilancio dell'economia, la tutela dei diritti dei lavoratori e il benessere sociale».
In una lunga nota, Palazzo Chigi riassume i punti principali dell'intesa, che valorizza la contrattazione di secondo livello, «affidandole una quota degli aumenti economici eventualmente disposti dai rinnovi dei contratti collettivi nazionali con l'obiettivo di sostenere, negli specifici contesti produttivi, efficaci e mirate misure di incremento della produttività», mentre «attribuisce alla contrattazione collettiva nazionale l'obiettivo mirato di tutelare il potere di acquisto dei salari». Un accordo che inciderà non solo sulle relazioni industriali, modificando in senso più flessibile temi contrattuali come mansioni, organizzazione e orario di lavoro, ma anche sulle tasche dei lavoratori, creando il «presupposto perché vengano introdotte stabili e certe misure di defiscalizzazione del salario di produttività». A questo scopo il governo ha proposto nella Legge di stabilità uno stanziamento complessivo di 1,6 miliardi di euro per il periodo 2013/2014, stanziamento poi esteso nel tempo e rafforzato a 2,1 miliardi per effetto di emendamenti.
«Dopo aver rispettato i due mesi di lavoro intenso delle parti sociali e dopo aver esaminato il documento che oggi le parti ci hanno presentato - assicura Monti - crediamo che sussistano le condizioni per confermare le risorse per la detassazione del salario di produttività». Ma niente da fare per le tredicesime: non ci sono i fondi. Le modalità attraverso le quali saranno assegnate le risorse per la produttività saranno invece fissate in un decreto della presidenza del Consiglio. «Non sarà una distribuzione a pioggia - spiega il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera - Saranno definite le caratteristiche dei contratti di produttività che possono avere la defiscalizzazione». C'è poi il tema della rappresentanza, che «vedrà le stesse parti sociali impegnate per la sua definizione entro l'anno- ricorda il ministro del Lavoro Elsa Fornero, offrendo «ogni forma di aiuto e collaborazione che possa essere richiesta».
Soddisfatti i rappresentanti delle parti sociali: il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, spera che inizi «una nuova fase di sviluppo e occupazione». L'accordo è «fondamentale» per il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, e «utile» per il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti.

Grande assente, Susanna Camusso, che ha spiegato le ragioni del no più tardi, nella sede di corso Italia. «Il punto più critico del documento costruito dalle imprese- ha detto - è che si determina una riduzione dei salari reali dei lavoratori».

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