Produzione giù, ma in aprile la svolta

La produzione industriale è calata ancora in marzo, per l’undicesimo mese consecutivo, ma questo dato - meno 23,8% su base annua e meno 4,6% rispetto a febbraio - potrebbe davvero rappresentare il nadir della crisi. Ci si aspettava un primo trimestre negativo, persino peggiore degli ultimi tre mesi del 2008, e così è stato: da un trimestre all’altro la produzione è calata del 9,8%. Ma, a partire dallo scorso mese di aprile, le cose dovrebbero migliorare. Il Centro studi della Confindustria prevede infatti un rialzo produttivo dell’1,5% su base mensile. La crisi non è finita, ma la situazione dovrebbe almeno stabilizzarsi: «Abbiamo molte incertezze di fronte a noi - commenta il ministro del Welfare Maurizio Sacconi -, ma il peggio del peggio, cioè il collasso globale che avevamo temuto, è alle nostre spalle».
I dati Istat di marzo segnalano una forte sofferenza in tutti i comparti, beni strumentali, beni di consumo, energia. Per la produzione di autoveicoli la flessione è del 35,1% su base annua e del 40,7% nella media dei primi tre mesi dell’anno rispetto all’ultimo trimestre 2008. Soltanto il comparto farmaceutico fa segnare una variazione positiva del 5,3%. Aprile potrebbe tuttavia rappresentare il punto di svolta. Secondo l’Isae potrebbe verificarsi, dopo 11 mesi di caduta, un rialzo della produzione, seguito da un calo in maggio e da un altro recupero in giugno.
Il Centro studi della Confindustria stima, sempre per aprile, un rimbalzo produttivo dell’1,5%, ovvero uno stop all’impressionante serie di cali che ha caratterizzato l’ultimo anno. In sostanza, una attenuazione della fase negativa: la recessione non finisce, ma rallenta il passo. Bisognerà aspettarsi ancora dati brutti, come l’andamento del Pil nel primo trimestre che, con queste cifre di produzione industriale, sarà molto negativo; ma qualcosa dovrebbe muoversi, almeno nella seconda metà dell’anno: «Le indagini sulla fiducia delle imprese - osserva Marco Valli, di Unicredit - indicano un inizio di ripresa».
Inevitabile, in questa congiuntura, anche il calo delle entrate tributarie: nel primo trimestre sono diminuite del 4,6% rispetto allo stesso periodo del 2008. In cifra, sono 4 miliardi di euro di incassi in meno. La crisi economica pesa soprattutto sull’Iva, che ha perso 2 miliardi e 400 milioni, e sull’Ires, l’imposta sui redditi delle società (meno 185 milioni). Segno più soltanto per le accise e le imposte sui tabacchi, oltre che sui proventi delle lotterie.
Nel caso delle entrate fiscali, oltre che l’evidente influsso della congiuntura critica, pesa anche la statistica: nei primi tre mesi del 2008 gli effetti della crisi sul fisco non si erano ancora manifestati. In marzo, le entrate sono diminuite meno dei due mesi inziali dell’anno (-0,2% cioè 67 milioni di euro), e in aprile - spiegano all’Agenzia delle entrate - i dati diventeranno omogenei.

Senza gli eventi straordinari del primo trimestre 2008 - boom dei prezzi del petrolio, con effetto sulle accise, e aumenti del pubblico impiego, con ripercussioni sull’Irpef - il calo delle entrate non avrebbe superato gli 1,5 miliardi.

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