Economia

I tagli sul Superbonus: cosa può succedere

I finanziamenti, nel triennio, potrebbero scendere da 18 a 12 miliardi di euro, creando una serie di problemi per la semplificazione delle procedure

I tagli sul Superbonus: cosa può succedere

Le indiscrezioni che fanno riferimento a una riduzione dei fondi destinati a finanziare le opere di efficientamento energetico previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), sembrano essere fondate. C’è il rischio che non vada in porto la proroga del “Superbonus 110%”. I finanziamenti, nel triennio, potrebbero scendere da 18 a 12 miliardi di euro, creando una serie di problemi. Immediate le reazioni. “Il governo – dichiara al Corriere della Sera Gabriele Buia, presidente Ance (associazione nazionale costruttori edili) – deve fare assolutamente chiarezza al più presto sia sui tempi per il bonus, che vanno portati almeno fino alla fine del 2023, sia sulla semplificazione delle procedure”.

Per Martina Nardi, presidente della commissione Attività produttive della Camera dei Deputati, “il 110% è l’unica misura anti ciclica finora messa in campo e ha contemporaneamente un effetto virtuoso sia dal punto di vista ambientale sia da quello occupazionale. Tagliarla sarebbe miope e manderebbe un messaggio poco chiaro a famiglie e imprese. Servirebbe invece prorogarla fino al 2023, rendendo permanente la possibilità di cedere il credito fiscale. Il coro è unanime: un eventuale taglio alle risorse destinate nel Recovery Plan al “Superbonus 110%”, non sarebbe accettato, soprattutto dal Movimento 5 Stelle, che lo ha fortemente voluto.

“Il gruppo parlamentare del M5S ha già chiesto chiarimenti – ha affermato il deputato pentastellato Riccardo Fraccaro –. Ci auguriamo una smentita a stretto giro dal ministero dell’Economia; sarebbe un problema pensare di poter votare il Pnrr se non si tiene fede al mandato arrivato forte e chiaro dalle forze parlamentari”. Per i 5 Stelle bisogna prorogare la misura del “Superbonus 110%” in una prospettiva temporale più ampia, fino alla fine del 2023, valutando di includere tutte le tipologie di edifici, ivi compresi quelli del settore alberghiero ed extra-alberghiero e turistico-ricettivo, e in qualunque stato essi siano, insieme a una "semplificazione dell'accesso e degli strumenti operativi e finanziari alla misura".

Sono questi impegni indicati dalla maggioranza nella risoluzione sul Def al voto oggi nell'aula della Camera. Raccogliendo le indicazioni emerse attraverso i pareri delle commissioni permanenti, il documento sollecita inoltre il governo a "tener conto, nella predisposizione del disegno di legge delega sulla riforma fiscale annunciato per la seconda metà del 2021, delle risultanze dell'indagine conoscitiva sulla riforma dell'Irpef in corso di svolgimento presso le stesse commissioni riunite Finanze di Senato e Camera". E a "far sì che il predetto disegno di legge delega sia improntato alla semplificazione del sistema e alla riduzione complessiva della pressione fiscale".

Il testo sollecita, sempre in tema fiscale, "un organico processo di riforma strutturale della riscossione, anche con riferimento alla valutazione dei crediti inesigibili".

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