I fondi muovono su Saipem. In vista dell'operazione di mercato che alleggerirà il debito della capogruppo Eni (sui 15 miliardi totali Saipem pesa 4,6 miliardi), il puzzle per l'aumento di capitale si sta componendo e, secondo le ultime indiscrezioni, al fianco dell'Fsi, saranno schierati anche Qatar e Kuwait, legati al fondo della Cdp da una joint venture. Un rapporto collaudato visto che, con il Qatar, l'alleanza risale al 2013 con la nascita della IQ Made in Italy Investment Company. E l'accordo del febbraio 2014, ha dato vita con la Kuwait Investment Authority (Kia), addirittura a una newco. Questo schieramento dovrebbe consentire a Saipem di portare a termine, con successo, l'operazione di ricapitalizzazione, permettendo a Eni di alleggerire la propria quota (42,9%) senza di fatto avere «nemici» né in casa né in assemblea.
Ipotesi, quella di aumento di capitale, che la società continua ufficilamente a considerare una delle svariate e possibili opzioni di rifinanziamento e che la capogruppo Eni non vuole commentare: «C'è un nuovo amministratore delegato lasciamolo lavorare, è competente, si è appena insediato e sta lavorando su Saipem al meglio», ha detto ieri l'ad dell' Eni, Claudio Descalzi, glissando le domande dei cronisti su eventuali trattative con la Cdp o il Fondo strategico italiano per l'ingresso nel capitale di Saipem, e rinviando tutto alla nuova guida operativa della società, Stefano Cao. «Saipem è una società separata», ha aggiunto Descalzi.
Un'incertezza che il mercato continua a mal digerire. Anche ieri, infatti, il titolo Saipem è stato protagonista di un tonfo a Piazza Affari. E su indiscrezioni che rilanciavano l'operazione di ricapitalizzazione e l'impegno dell'Fsi ha perso il 7% a 9,7 euro, dopo essere stato congelato due volte nella mattinata per eccesso di volatilità. «La reazione del mercato è strana - spiega un analista - perché il Fsi è un investitore di peso, una garanzia, forse non gioca a favore del titolo l'incertezza che aleggia ancora intorno all'operazione».
A conti fatti, dunque, il Fsi dovrebbe puntare almeno 800 milioni su Saipem e potrebbe farlo sia in un'unica soluzione, acquisendo una quota prima dell'aumento, sia in due soluzioni: «Prima e poi contestualmente alla ricapitalizzazione che, a quel punto, avverrebbe al fianco dei soci arabi e del Qatar», spiega una fonte che conosce il dossier.È la quota di capitale Saipem detenuta da Eni, che intenderebbe diluirsi dopo l'aumento di capitale
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