Economia

Quota 100, Tfr pagato subito (col prestito): niente reddito a chi si dimette

Ecco la bozza del decreto sulle pensioni e sul reddito di cittadinanza. Statali: la finestra è ad agosto. Sussidio da aprile

Quota 100, Tfr pagato subito (col prestito): niente reddito a chi si dimette

Il decreto su pensioni e reddito di cittadinanza è in dirittura di arrivo. Di fatto il Consiglio dei Ministri di questo pomerigio apre le porte ai due pilastri della manovra che entreranno sul campo via decreto definendo tutti i paletti per il nuovo sistema previdenziale e il sussidio grillino. Secono le prime anticipazioni sarebbe stato sciolto nel testo il nodo del pagamento differito per il Tfr. Il ministro della P.A., Giulia Bongiorno ha annunciato su Twitter che il pagamento "sarà immediato per tutti i dipendenti pubblici ('quotisti' e non) con uno stop al differimento". Nelle ultime settimane si era parlato di un prestito ponte da parte delle banche e bisognava chiarire il punto tassi di interesse. Secondo quanto annunciato dal ministro, per il momento la certezza è che il pagamento scatterebbe subito dopo l'uscita dal lavoro. Il pagamento avverrà con un primo assegno di 30mila euro con un prestito. Il 95% degli interessi è a carico dello Stato, il restante 5% a carico del pensionato. Per gli statali la prima finestra disponibile per l'uscita è fissata al 1° agosto 2019.

Per quanto riguarda invece il reddito di cittadinanza le novità sono parecchie. Come riporta la bozza citata da Adnkronos, "il reddito minimo decorre dal mese successivo a quello della richiesta" e potrà essere percepito "per un periodo continuativo non superiore ai diciotto mesi. Il Rdc può essere rinnovato, previa sospensione dell'erogazione del medesimo per un periodo di un mese prima di ciascun rinnovo. La sospensione non opera nel caso della Pensione di cittadinanza". Sul fronte del reddito minimo, fortemente voluto dai Cinque Stelle, "possono prevedersi anche misure non monetarie ad integrazione" del reddito di cittadinanza, "quali misure agevolative per l'utilizzo di trasporti pubblici, di sostegno alla casa, all'istruzione e alla tutela della salute", si legge sempre nella bozza del decreto. Viene poi introdotto un paletto cdhe riguarda chi lascia il lavoro volontariamente con le dimissioni: chi segue questa strada non ha diritto al reddito di cittadinanza nei dodici mesi successivi alla presentazione delle dimissioni.

"Non hanno diritto al reddito di cittadinanza - viene inoltre confermato nel decreto - i soggetti che si trovano in stato detentivo, per tutta la durata della pena, nonché coloro che sono ricoverati in istituti di cura di lunga degenza o altre strutture residenziali a totale carico dello Stato o di altra amministrazione pubblica".

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