Economia

Banche italiane nel mirino: ecco come salvarsi in tre mosse

Previsioni pessime per il 2015 per gli istituti di credito. Se l'Italia vuole salvarsi deve ridurre tasse, spesa pubblica e debito

La sede di Fitch Ratings di Milano
La sede di Fitch Ratings di Milano

Il 2015 rischia di essere un anno nero per le banche europee. L'allarme è stato lanciato dalle tre maggiori agenzie di rating del pianeta, Moody's, Standard and Poors e Fitch. "Dopo la crisi finanziaria globale, molti governi, specialmente nelle economie mature, hanno affermato di voler ridurre il supporto per i creditori senior delle banche - afferma Standard & Poor's -. Questo è il principale fattore di cambiamento".

A partire dal 2016 diventerà effettiva la Direttiva sul risanamento e la risoluzione delle Banche (Brrd): da allora saranno i privati a doversi fare carico di eventuali salvataggi degli istituti di credito. La diminuzione dei supporti statali può comportare tagli nel rating, ma visto che le banche stanno lavorando per stimolare una "crescente capacità di assorbire perdite" le pressioni al ribasso sui rating potrebbero venire contenute.

Ad ogni modo, però, le previsioni non sono rosee: Standard and Poor's, che non fa sconti, registra come "l'economia offra scarso supporto alle banche", soprattutto nei Paesi dell'area euro, "dove la ripresa esita ancora e ci aspettiamo che il pil cresca di un magro 1% nel 2015".

Una nuova mazzata che arriva a pochi giorni del declassamento dell'Italia a BBB-, a un passo dal baratro. Per tentare di contenere gli effetti negativi del declassamento dell'affidabilità a medio termine del debito italiano, è necessario che il governo adotti alcune misure con urgenza. Come spiega Carlo Pelanda su Libero, sono tre le mosse da compiere: abbattere la spesa pubblica per circa 100 miliardi; ridurre le tasse di circa 70, riservandone 30 di margine al servizio dell'equilibrio di bilancio; abbattere anche il debito pubblico di circa 500 miliardi sui 2100 totali, pagando i possessori di titoli con obbligazioni basate sul rendimento del patrimonio pubblico, anziché emettendo nuovo debito pubblico come era stato fatto sinora. L'obiettivo è riportare il debito pubblico al di sotto del 100% del Pil.

Secondo la simulazione elaborata dal gruppo di ricerca dello stesso Pelanda, con questo tipo di operazione l'Italia riuscirebbe a raggiungere una crescita prolungata di oltre il 3% all'anno, effetto di una tassazione totale sulle imprese che andrebbe al 20% e della riduzione di un quinto di quella sulle famiglie.

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