Riparte lo scontro Mediaset-Vivendi

Voci, poi smentite, di una maxi-offerta di Bolloré. Ma Fininvest: "Non vendiamo"

Riparte lo scontro Mediaset-Vivendi

Un giallo ha scosso il tranquillo pomeriggio borsistico di ieri. Le indiscrezioni su una possibile offerta di Vivendi per la quota di maggioranza di Mediaset detenuta da Fininvest hanno tenuto banco per circa un'ora, fino alle smentite di entrambe le parti. L'eventualità di un avvicinamento, infatti, resta assai remota: Mediaset ha presentato un altro esposto alla Consob contro le accuse del gruppo che fa capo a Vincent Bolloré circa il pronunciamento sostanzialmente negativo dei soci indipendenti di Mediaset España all'assemblea di Madrid che ha sancito la fusione con Meidaset nella holding MediaforEurope. Lo scontro, perciò, è destinato a proseguire.

Ma andiamo con ordine. Ieri il sito Lettera 43 ha riportato indiscrezioni secondo le quali il presidente Continental Europe di Citigroup, Luigi de Vecchi, avrebbe incontrato Silvio Berlusconi, fondatore di Fininvest nonché padre del presidente della holding Marina e dell'ad del gruppo televisivo Pier Silvio, per riferirgli della disponibilità di Vivendi a offrire oltre 3,5 euro (all'incirca il prezzo medio di acquisto del 28,8% già in mano ai francesi) per il 44,1% detenuto in Mediaset. In pratica, un premio del 30% circa che valorizzerebbe poco meno di due miliardi la quota nel Biscione.

Pressoché immediate le smentite. La finanziaria della famiglia Berlusconi (che controlla il 36% del Giornale tramite Mondadori) ha ribadito «ancora una volta che un'ipotesi di vendita della propria quota in Mediaset non è mai stata presa in considerazione». Al contrario, Fininvest «segue con estremo favore il progetto di broadcaster paneuropeo di cui Mediaset si è fatta promotrice, progetto che la holding sosterrà con tutto il suo impegno». Di identico tenore la comunicazione da parte di Vivendi che ha bollato le indiscrezioni come «diffuse da persone male intenzionate nel tentativo di manipolare il prezzo delle azioni». Secondo quanto trapelato da Parigi, una simile ipotesi rappresenterebbe «un nonsense», visto lo scontro in atto con Mediaset sul congelamento del 19,9% dei diritti di voto transalpini «custoditi» tramite Simon Fiduciaria.

Tenzone che ieri si è spostata sul fronte iberico. Un portavoce di Vivendi ha infatti evidenziato che il 72% degli azionisti indipendenti di Mediaset España ha espresso voto contrario a MediaforEurope. Se costoro optassero per il recesso, rappresenterebbero, a parere di Vivendi, «circa il doppio della soglia di 180 milioni di euro» che il Biscione ha posto come condizione sospensiva della maxifusione relativamente all'esercizio di questo diritto. Cologno Monzese ha ribattuto che solo il 18,4% dell'assemblea di Madrid ha votato contro l'operazione, ossia meno della metà del 46% in mano a soci non riconducibili alla famiglia Berlusconi, a differenza di quanto sostenuto capziosamente da parte transalpina.

«Mediaset ha sempre fornito al mercato informazioni veritiere, trasparenti e corrette», si legge in una nota nella quale si precisa che il gruppo guidato dall'ad Pier Silvio Berlusconi «non ritiene che Vivendi abbia fatto altrettanto e pertanto segnalerà le dichiarazioni del portavoce di Vivendi con un esposto alla Consob per le valutazioni di sua competenza».

A Piazza Affari Mediaset ha ceduto lo 0,36% a 2,78 euro recuperando nel finale di seduta la soglia dei 2,77 euro garantiti a soci che eserciteranno il diritto di recesso.

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