Economia

Salgono i tassi. Cosa cambia per mutui e prestiti

Le cifre percentuali possono non restituire un quadro chiaro dei cambiamenti in atto, facciamo quindi qualche esempio per capire come salgono i tassi di mutui e prestiti

Salgono i tassi. Cosa cambia per mutui e prestiti

L’aumento dei tassi direttori decisi dalla Banca centrale europea (Bce) non frena il ricorso ai prestiti di aziende e famiglie i quali, a settembre, sono cresciuti del 4,2% rispetto allo stesso mese del 2021. Tornando al mese di agosto, come fa notare l’Associazione bancaria italiana (Abi), le aziende avevano chiesto il 4,8% di prestiti in più rispetto allo stesso mese del 2021 e le famiglie il 4,1% in più.

A settembre i tassi medi sul totale dei prestiti sono saliti al 2,49% contro il 2,32% del mese di settembre, mentre il tasso medio sui mutui si è assestato al 2,17% contro il 2,07% di agosto.

Come fare i calcoli

Quelli riportati dall’Abi sono tassi medi su un totale di 1.755, 2 miliardi di prestiti erogati. Non si possono utilizzare le percentuali proposte nel report per fare calcoli attendibili perché armonizzano ogni tipologia di crediti i quali, a seconda del loro scopo, sottostanno a logiche di remunerazioni diverse. Occorre quindi risalire ai costi proposti dal mercato che, al contrario di quanto si è portati a credere, non sono strettamente collegati alle variazioni che la Bce apporta con le politiche monetarie al costo del denaro. Nel corso del 2022 il Taeg medio è del 6,80% e quindi inferiore a quello del 2020 del 6,86%. Il Taeg è il costo totale del credito e include il costo del servizio, gli interessi e tutte le spese accessorie.

Se l’aumento del costo del denaro introdotto dalla Bce fino a oggi non ha avuto grosse ripercussioni sui tassi di interesse applicato ai crediti dalle banche, ulteriori rialzi (non del tutto scongiurati) potrebbero avere un esito diverso.

Relativamente a un prestito per liquidità il cui tasso migliore, sostiene il sito mutuionline.it, è del 5,53% per un periodo di 3 anni su una cifra di 10mila euro, si otterrebbe un rialzo dell’1,1% sulla rata mensile che salirebbe a 307 euro. A fronte di un ulteriore aumento di 75 punti base la medesima rata salirebbe a 311 euro (+2,2%).

La questione sarebbe diversa esaminando un prestito per ristrutturazione da 20mila euro per 7 anni. Per un aumento di 75 punti base, la rata mensile passerebbe da 296 a 304 euro con un costo totale maggiorato in ragione di 672 euro in più (2,6%). A fronte di un ulteriore aumento di 75 punti base la rata salirebbe fino a 311 euro per un aumento complessivo del 5,1%.

Questo dimostra che i dati forniti da Abi, per quanto importanti e rivelatori, riguardano l’insieme macroeconomico e che, restringendo il campo, le cose assumono tonalità diverse.

I mutui

L’aumento dei tassi direttori decisi dalla Bce ha un impatto soprattutto sui mutui a tasso variabile e soltanto in seconda istanza sulle nuove accensioni di mutui a tasso fisso.

Azzardando una costante si può sostenere che a ogni decimale di incremento dell’indice Euribor, da cui dipendono i tassi dei mutui variabili, si ottiene una cifra prossima ai 4,60 euro per un mutuo da 100mila euro rimborsabile in 20 anni.

Così, rimanendo fedeli a queste cifre, con un tasso Euribor dell’1,4% si ottiene una rata mensile da 477,96 euro e con un tasso Euribor dell’1,5% di 482,55 euro al mese. Un aumento annuo di 55 euro che spinge verso l’alto il costo totale del mutuo di 1.100 euro in totale.

Si tratta di un calcolo molto approssimativo nel quale occorre tenere conto, in ogni caso, che l’Euribor a 3 mesi al 14 ottobre era pari all’1,4% e che un mese prima si assestava allo 1,01%.

Perché è difficile fare previsioni

L’impatto delle politiche Bce sull’Euribor non è sempre scontato perché, se è vero che questo varia con il variare dei tassi direttori, è anche vero che non lo fa per forza di cose in modo speculare.

Gli aumenti delle rate variano in base al tipo di mutuo e stabilire costanti valide non ha scopo esaustivo.

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