Salini lancia l'Opa per prendersi Impregilo

Salini lancia l'Opa per prendersi Impregilo

La battaglia che infuria da quasi un anno tra le famiglie Salini e Gavio per il controllo del gruppo Impregilo giunge alla svolta. Pietro Salini, che in estate ha strappato il controllo del gruppo alla famiglia piemontese, ha deciso di lanciare un'Opa totalitaria al prezzo di 4 euro per azione sul principale general contractor italiano, che oggi vede sia lui sia il rivale piemontese con una partecipazione azionaria di poco inferiore al 30% (ma il costruttore romano detiene una quota ancora in prestito). L'Opa ha come obiettivo la conquista del 50% più uno: per ottenere il 20% che gli manca, Salini sborserebbe circa 300 milioni. Il costruttore non nasconde la volontà di fondere le due società per creare un «campione nazionale» da mantenere quotato a Milano. Alleate, per un'operazione che può costare fino a un miliardo, vi sono diverse banche tra le quali ci sono in prima linea Banca Imi (gruppo Intesa), Rothschild e Natixis. Ma di fatto, Salini potrebbe sfruttare il «tesoretto» di circa 900 milioni di cui la società dispone grazie alla cessione della partecipazione in Ecorodovias, decisa proprio da lui per rifocalizzare il gruppo nel settore delle costruzioni. La tempistica prevede che l'offerta duri dal 15 marzo al 15 aprile ma con uno step chiave a metà, quando verrà comunicata l'entità del dividendo.
L'operazione promette di essere la più importante degli ultimi tempi sul mercato italiano: Impregilo in Borsa si trova ai massimi dallo scoppio della crisi finanziaria mondiale a quota 3,85 euro. Da settembre il titolo è salito del 155% e ora le risorse da trovare sono decisamente ingenti.
Sia Salini sia Gavio possiedono attualmente il 29% di Impregilo. Ma il costruttore romano detiene le sue azioni a un prezzo di carico nettamente inferiore a quelle dei Gavio, che le detiene attorno ai 3,4 euro. Per aggiudicarsi la parte che ancora non possiede Salini, in caso di piena adesione all'Opa degli altri soci e quindi ipotizzando la resa della famiglia Gavio, il gruppo romano potrebbe trovarsi ad affrontare un esborso prossimo a 1 miliardo. Da qui la necessità di bussare alla porta delle banche, con cui sono in corso trattative avanzate.
Ma, a operazione ultimata, Salini ne ritroverebbe più della metà in pancia alla stessa Impregilo. Il principale general contractor italiano ha infatti da poco incassato 925 milioni dalla cessione della controllata brasiliana Ecorodovias e aveva promesso al mercato un superdividendo, stimabile in un miliardo. L'operazione riconoscerebbe un premio del 4% rispetto agli attuali corsi di Borsa di Impregilo che ieri ha chiuso in Piazza Affari a 3,8 euro (+1,1%) per una capitalizzazione complessiva vicina ai 1,57 miliardi.

Potrebbe così concludersi l'interminabile battaglia legale, combattuta a colpi di esposti e di ricorsi, dopo l'assemblea di luglio in cui il costruttore romano, con l'appoggio dei fondi di investimento, aveva conquistato la gestione di Impregilo: una vittoria che la spodestata famiglia piemontese- che aveva acquisito il controllo solitario di Impregilo dopo l'uscita dei precedenti soci Ligresti e Benetton - non aveva mai accettato. Anche se, nelle ultime settimane, qualche segnale di tregua tra i due contendenti sembrava possibile.

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