Per salvare le sue banche Berlino ha speso 22,5 miliardi

È il bilancio del fondo Fms creato nel 2008. Ma il conto finale per i contribuenti si saprà quando verrà chiuso

Per salvare le sue banche Berlino ha speso 22,5 miliardi

Quanto ha speso la Germania per aiutare le banche tedesche a superare la crisi? Qualche numero è emerso ieri dal fondo pubblico tedesco per la stabilizzazione dei mercati finanziari (Fms, ex SoFFin) che ha chiuso il 2016 con un utile di 98,6 milioni, contro un rosso di 684,8 milioni dell'anno prima. Il fondo è stato creato nel 2008 dal governo tedesco che ha stanziato 480 miliardi con bond pubblici per l'acquisto «scontato» dei titoli deteriorati in pancia alle banche. Queste successivamente hanno cambiato i bond in denaro «fresco» presso la Bce.

L'Autorità che gestisce il fondo, Fmsa, ha spiegato che il miglioramento dei conti 2016, dopo due esercizi consecutivi in perdita, è dovuto principalmente al fatto che si sono potuti svincolare accantonamenti per oltre un miliardo decisi nei confronti dell'Fms Wertmanagement, la «bad bank» creata per gestire i crrditi deteriorati della Hypo Real Estate (Hre), nazionalizzata durante la crisi e costata ai tedeschi 10 miliardi in aiuti statali. Questi aiuti sono però rientrati attraverso la quotazione in Borsa, avvenuta nel 2015, della good bank di Hre ribattezzata Deutsche Pfandbrief che ha fatto incassare al fondo 1,2 miliardi. In totale, le tre banche - Commerzbank, Deutsche Pfandbrief e Portigon (la ex WestLb) - hanno comunque pesato sul bilancio di Fms per 14,6 miliardi. Nonostante l'utile 2016, dalla creazione il fondo ha così accumulato un passivo di 22,5 miliardi con un costo finale, per i contribuenti tedeschi, che sarà possibile definire soltanto dopo la chiusura prevista a inizio 2018.

Guardando in casa nostra, negli otto anni passati dallo scoppio della crisi del sistema bancario mondiale cinque governi si sono esercitati sui problemi del credito. Ogni esecutivo ha varato provvedimenti e strumenti a sostegno delle banche e del credito: prima i Tremonti-Bond, poi i Monti-Bond fino alla Gacs di Renzi-Padoan solo per citarne alcuni. In cifre qualcosa come 4 miliardi di aiuti pubblici (alcuni, come i bond di Mps, già rimborsati con gli interessi allo Stato) ai quali vanno sommati i 20 miliardi stanziati nel decreto salva banche. Va però ricordato che il 40% del sistema bancario tedesco è pubblico e dunque era inevitabile che Berlino durante la crisi fosse costretta a puntellare le banche spendendo fior di quattrini. Così come non va dimenticato l'aiuto ricevuto dalle banche italiane in difficoltà tra il 2010 e il 2012 quando la Bce ha comprato sul mercato secondario oltre 100 miliardi di euro di nostri titoli di Stato.

I tedeschi, a differenza nostra, hanno varato una bad bank nazionale e si sono portati avanti per ammortizzare il costo della crisi bancaria. Grazie a una modifica statutaria, Fms Wertmanagement potrà rifinanziarsi in futuro direttamente attraverso l'Fmsa, approfittando dei rating elevati dello Stato. Il fondo sarà inoltre diviso, dal 2018, in due entità: le partecipazioni in banche e «bad bank» passeranno all'Agenzia pubblica di finanziamento mentre Fmsa diventerà l'Autorità nazionale di risoluzione bancaria sotto il controllo di Bafin, l'equivalente della nostra Consob, con l'incarico di seguire l'eventuale procedura di fallimento e chiusura di banche non solventi.

Quando ha

creato il fondo Fms, il governo aveva anche previsto che se non riuscirà a recuperare tutta la somma pagata entro il 2028, allora la differenza dovrà essere coperta dalla banca detentrice delle sofferenze, ma non dallo Stato.

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