Portovesme e Termini Imerese sono solo la punta di un iceberg. A partire dal 2007, cioè dall'inizio della crisi globale, in Italia si sono registrati un milione di nuovi poveri, 1,2 milioni di disoccupati in più e 421mila nuovi cassintegrati. Secondo la Cgia di Mestre, questo allargamento dell'area di disagio sociale è la causa principale del calo dei consumi delle famiglie che, al netto dell'inflazione, nell'ultimo quinquennio sono diminuiti del 4,4 per cento. Una spirale perversa che, a sua volta, determina un'ulteriore perdita di posti, visto che la minore propensione a spendere incide sui bilanci dei piccoli commercianti e degli artigiani.
«Senza misure che consentiranno di lasciare più soldi in tasca alle famiglie italiane, difficilmente potranno ripartire gli acquisti, la produzione industriale e di riflesso l'occupazione», ha chiosato il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi (nella foto). Dopo la flessione del 2,5% del Pil attesa quest'anno, «nel 2013 la caduta dovrebbe attestarsi attorno allo 0,2%», aggiunge il numero uno degli artigiani mestrini, sottolineando che «l'area del disagio socio-economico è destinata ad allargarsi, soprattutto nel Sud».
Ancor più pessimista la Cgil che si è concentrata sugli effetti nefasti della «stangata» Imu. Oltre tre milioni di famiglie spendono più del 40% del reddito per far fronte alle spese dell'abitazione a fronte dei 2,4 milioni nel 2010, una soglia di fatto difficilmente sostenibile.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.