Economia

Stellantis, cambio di linea sui prestiti

Sostituiti vecchi finanziamenti delle ex Fca e Psa: 12 i miliardi per il nuovo corso

Stellantis, cambio di linea sui prestiti

Il mercato (+0,68% con l'azione che sfiora i 18 euro, «buy» da AlphaValue) risponde con favore alla valutazione di Stellantis di restituire a Intesa Sanpaolo il finanziamento di 6,3 miliardi, garantito per l'80% da Sace, che nel giugno 2020 l'allora Fca Italy aveva ottenuto con l'impegno di condurre in porto i 5 miliardi d'investimenti nelle attività di questo Paese. Allo stesso tempo, Carlos Tavares (nella foto), ad del gruppo nato il 16 gennaio scorso, ha fatto sapere che è stata firmata una nuova linea di credito sindacata da 12 miliardi di euro con un pool di 29 banche. Due le tranche: 6 miliardi (durata di 3 anni) e altrettanti (5 anni di durata). Ciascuna di esse beneficia di due ulteriori opzioni per l'estensione di un anno ciascuna. Il prestito revolving, comunque, sostituisce precedenti finanziamenti di simili caratteristiche contratti prima della fusione dall'ex Psa (3 miliardi) e dall'ex Fca (6,25 miliardi), in quest'ultimo caso sottoscritto nel marzo 2018 come estensione di un'altra linea di credito siglata nel 2015.

La doppia mossa (nuovo finanziamento ed eventuale restituzione del prestito garantito) consente a Stellantis di risparmiare sugli interessi, oltre che aumentare la liquidità (ora a 51,4 miliardi) e far fronte alla quotidianità e ai piani futuri.

È indubbio, una volta rimborsati i 6,3 miliardi a Intesa, che Stellantis non avrà più vincoli ufficiali con lo Stato, se non il mantenimento delle assicurazioni fornite sia dal presidente John Elkann sia più volte dallo stesso Tavares, in tema di fabbriche e occupazione. Un forte segnale è arrivato dalla decisione di impiantare a Termoli, nel polo che produce motori e che dà lavoro a 2.400 persone, la nuova Gigafactory del gruppo, terza in Europa, per la produzione di batterie. Sul tavolo, però, resta il nodo dei costi eccessivi degli stabilimenti italiani ex Fca e di come Stellantis lo scioglierà, «uno status quo - ha spiegato lo stesso Tavares - che se mantenuto darà dei problemi; e quasi tutti - ha aggiunto, rivolgendosi ai sindacati - hanno capito che il gruppo sta cercando di fare il meglio per proteggere se stesso e il futuro, come testimoniamo gli accordi relativi a fabbriche e uscite volontarie». Con il governo (il Mise guidato da Giancarlo Giorgetti) e i sindacati «la qualità del dialogo è molto alta», l'ulteriore precisazione di Tavares.

Sulla svolta elettrica in corso e lo sviluppo di nuovi software, Stellantis investirà 30 miliardi da qui al 2025, un piano destinato a rivoluzionare assetti, strategie e modo di lavorare. E la robusta nuova linea di credito da 12 miliardi, a condizioni vantaggiose, va proprio nella direzione di supportare fin da subito questo piano. In Italia, dei 50mila dipendenti di Stellantis, circa 7mila (dati Fim) si occupano di motori e cambi (ai quali si aggiunge l'indotto), ambiti che per primi subiranno i contraccolpi della brusca virata, obbligata dalle norme Ue, verso il «tutto elettrico».

Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim-Cisl, fa pressione: «Messa in sicurezza la fabbrica di Termoli, rimangono adesso aperte le partite per gli altri impianti di motori e cambi.

Stellantis deve dire quali scelte intende intraprendere su questo versante».

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