«Non lavoriamo per ridurre il gruppo, anche se potremmo trovare qualche inciampo sulla strada: non cerchiamo il volume, ma il valore. Grazie a dividendo (1,34 euro per azione, in totale 4,2 miliardi) e buy-back (fino a 1,5 miliardi entro l'anno) abbiamo voluto mandare un messaggio di fiducia agli investitori. Il nostro gruppo, inoltre, risulterà tra i vincitori di questa grande trasformazione: abbiamo tutti gli elementi per attuarla», parola di Carlos Tavares, ad di Stellantis. Pur nella consapevolezza delle non facili sfide legate all'imposizione Ue del «tutto elettrico» dal 2035, il top manager guarda con fiducia al futuro, forte soprattutto di aver chiuso il 2022 con risultati da record che valgono un premio di 2 miliardi ai dipendenti, 200 milioni in più rispetto all'anno prima.
Ma ecco i dati conseguiti dal gruppo: utile netto salito del 26% a 16,8 miliardi e ricavi netti aumentati del 18% a 179,6 miliardi. Incremento, quindi, dell'utile operativo adjusted pari al 29% a 23,3 miliardi, con un margine del 13%. Il free cash flow industriale ammonta a 10,8 miliardi (+78%) e inizia a mostrare miglioramenti per raggiungere l'obiettivo del piano al 2030 oltre quota 20 miliardi. Le sinergie nette hanno invece raggiunto 7,1 miliardi, con due anni di anticipo rispetto ai target annunciati, 5 miliardi al 2024. Di 61,3 miliardi, poi, la liquidità industriale disponibile al 31 dicembre scorso. Per la fine del 2023, dunque, l'attesa è di un margine sull'utile operativo adjusted a doppia cifra e un free cash flow industriale positivo.
Le vendite globali hanno superato i 6 milioni di unità: +2% a 1,861 milioni (Nord America); -8% a 2,626 milioni (Europa allargata); +3% a 859mila vetture (Sud America). Un elogio a parte, Tavares lo ha riservato a Maserati: «Is back», ha sottolineato. Quindi, allargando lo sguardo a tutta la galassia: «Stellantis non ha bisogno di marchi low cost, ma di auto a prezzi accessibili, perché Fiat e Citroën hanno una missione molto chiara. Abbiamo dei marchi upper mainstream come Peugeot e Opel, quelli premium come Alfa Romeo e quelli di lusso come Maserati», in attesa dell'imminente nuova vita di Lancia.
Dialogando con gli analisti, l'ad ha fatto il punto sui problemi aperti e quelli in via di risoluzione: «La situazione dei semiconduttori sta migliorando, abbiamo ancora qualche problema con un paio di fornitori. Per il 2023 ci aspettiamo che l'aumento dei tassi rallenti in un certo senso l'economia: è qualcosa che già vediamo con i prezzi di alcune materie prime che si stanno raffreddando; in questo modo nei prossimi mesi i nostri costi di produzione si stabilizzeranno». Il capitolo auto elettriche (+41% nel 2022 per il gruppo): «Senza incentivi, sono ancora troppo costose per la classe media - ribadisce Tavares -: dove ci sono gli incentivi le vendite crescono (non è il caso dell'Italia, ndr) e dove cessano calano. Per noi la sfida è quanto velocemente si riuscirà a ridurre i costi per venderle anche senza bonus». Ancora una volta, poi, il top manager ha ricordato come «la decisione di andare verso la piena elettrificazione non è stata presa dai costruttori, ma dai governi, e abbiamo la responsabilità di raggiungere una soluzione accessibile per tutti. Sarebbe demagogico non dire la verità».
È seguita una nuova stoccata sull'Euro 7: «La normativa nella parte
relativa alle emissioni è inutile, costa troppo per i consumatori e non porta benefici per il pianeta e la salute. È soltanto una distrazione ed è ok solo la parte relativa all'inquinamento prodotto da pneumatici e freni».
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