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Stellantis, cresce la produzione in Italia

L'anno scorso realizzati 685mila veicoli, l'1,8% in più sul 2021 ma molti meno del 2019

Stellantis, cresce la produzione in Italia

Da Stellantis, dopo quattro anni di serie negative (e qui si include anche l'ultimo periodo di Fca), ecco arrivare i primi segnali di ripresa produttiva in Italia. Tutti gli stabilimenti crescono rispetto al 2021, tranne quello di Atessa dove vengono prodotti i veicoli commerciali. Nel complesso, lo scorso anno, gli impianti del gruppo hanno sfornato 685.753 veicoli (+1,8%). Il dato resta comunque negativo se si considera l'andamento nel 2019, l'anno pre-pandemia e pre-tempesta perfetta a seguire (al Covid-19 si sono aggiunti: guerra in Ucraina, crisi energetica, bollette alle stelle, inflazione, mancanza di componenti) e in questo caso la perdita dei volumi è stata del 16,3% con un calo pari al 29,7% se si considerano i soli furgoni.

Nel 2022, comunque, guardando al raffronto con il 2021, gli impianti dedicati alle sole vetture hanno sfornato 479.753 modelli (+17,4%), mentre il sito di Atessa, il più grande in Europa per la realizzazione di furgoni, ha visto uscire dalle linee 206mila veicoli (-22,3%).

È il sindacato Fim Cisl a fare il punto sulle fabbriche italiane di Stellantis. A incidere sui risultati del 2022 è stata soprattutto la mancanza di semiconduttori e di altri materiali essenziali, con il sito Sevel di Atessa a soffrire di più. «Un problema - secondo Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim Cisl - che probabilmente condizionerà anche il 2023. Abbiamo calcolato che, nel 2022, la difficoltà nelle forniture di componenti ha determinato una perdita di circa 200mila vetture rispetto alle potenzialità produttive degli ordini acquisiti (stop a 608 turni pari a circa 274 giorni di lavoro)».

A contribuire in modo determinante al +1,8% della produzione sono stati i lanci dei nuovi prodotti. Il via alle linee di Maserati Grecale e Alfa Romeo Tonale sta dando una spinta alle attività di Cassino e Pomigliano D'Arco. Il polo di Torino ha mantenuto buoni livelli di produzione, in particolare grazie ai volumi della Fiat 500 elettrica, bene anche Modena grazie alla Maserati MC20. Melfi (Jeep Compass, Renegade e Fiat 500X) ha interrotto il calo sul 2021 e attende, dal 2024, quattro novità multibrand elettriche.

«C'è ancora molto da lavorare - ha puntualizzato Uliano - per recuperare circa un terzo della produzione totale persa, da 1.035.454 a 685.753 unità, che ha interessato nella stessa misura auto e furgoni». Da qui l'invito al ministro delle Imprese e del Made in italy, Adolfo Urso, a convocare velocemente il «Tavolo Stellantis» allo scopo di fare il punto sugli investimenti necessari al lancio di nuove modelli in Italia, come previsto dal piano «Dare Forward 2030» illustrato nel 2022 dall'ad Carlos Tavares. Urso, da parte sua, ha confermato per il 18 gennaio l'incontro con i sindacati metalmeccanici per discutere di automotive, siderurgia ed elettrodomestici, mentre il tavolo specifico sull'auto si riunirà intorno al 24 sempre di questo mese.

«Il governo - ha commentato Uliano - deve affrontare con determinazione il problema della difficoltà delle materie prime, dei semiconduttori e della necessità strategica di accorciare le catene di fornitura: questioni da porre con forza anche in ambito Ue. Senza un piano per la transizione attivabile immediatamente, il rischio licenziamento (75mila, per la Fim Cisl, gli addetti a rischio, ndr) e desertificazione industriale diventa certezza».

Il fondo di oltre 8 miliardi in 8 anni, stanziato dal governo precedente, di cui 1 miliardo in incentivi all'acquisto di nuove auto, per il sindacato deve «favorire la reindustrializzazione e compensare con nuove attività le perdite di posti causate dal cambio delle motorizzazioni».

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