Economia

Tassi e scudo anti-spread, la Bce vara la svolta: cosa succede ora

Rialzo allo 0,5% e scudo antispread. La Bce asseconda solo in parte i falchi, ma indica ufficialmente che l'inflazione è il nemico numero uno.

Tassi e scudo anti-spread, la Bce vara la svolta: cosa succede ora

La Banca centrale europea vara la sua svolta operativa: sì al primo rialzo dei tassi contro l'inflazione galoppante in Europa (8,6% a giugno) ma anche a uno scudo anti-spread per evitare che la fine degli acquisti di titoli lasci gambe all'aria i Paesi più fragili dell'Unione.

Il rialzo dei tassi

Al termine della riunione del Consiglio direttivo tenutosi oggi a Francoforte, innanzitutto, la Bce ha deciso di scegliere una linea più rigida sul costo del denaro, visti i dati su inflazione e prezzi, e di alzare i tassi di interesse su tutte le operazioni di 50 punti base (+0,5%) invece dei 25 attesi. La governatice Christine Lagarde diventa la prima ad alzare i tassi dai tempi del connazionale Jean-Claude Trichet, che operò due strette nel 2011. I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale passano di conseguenza rispettivamente allo 0,50%, allo 0,75% e allo 0%.

Christine Lagarde, in conferenza stampa, ha dichiarato che Il rialzo dei tassi da 50 punti base, più alto di quanto annunciato in precedenza, tiene conto "delle nuove stime sui rischi d'inflazione" ed è consentito "dall'ulteriore supporto assicurato alla trasmissione della politica monetaria dal Tpi", il nuovo scudo anti-spread. E si tratta solo dell'inizio: "Nelle prossime riunioni del Consiglio direttivo sarà opportuna un'ulteriore normalizzazione dei tassi di interesse". Ovvero nuove strette. Per Lagarde "anticipare a oggi l'uscita dai tassi di interesse negativi consente al Consiglio direttivo di passare a un approccio in cui le decisioni sui tassi vengono prese volta per volta". L'obiettivo, dice l'ex direttrice del Fondo Monetario Internazionale, è riportare al 2% il target di inflazione.

Lo scudo anti-spread

Ma non finisce qui. Conscia dei timori che già nelle settimane scorse avevano causato destabilizzazioni e problemi sui mercati finanziari, la Bce ha deciso di muoversi per evitare che la stretta monetaria causi eccessive sofferenze ai Paesi ad alto indebitamento maggiormente sostenute dai piani di acquisto in via di esaurimento. In tal senso oggi i consiglio direttivo ha approvato il cosiddetto "scudo anti-spread": si tratta formalmente di uno strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria (Transmission Protection Instrument, Tpi). Il Consiglio direttivo della Bce - si legge in un nota della banca Francoforte - "ha ritenuto necessaria l'istituzione del Tpi al fine di sostenere l'efficace trasmissione della politica monetaria" come complemento alla politica di normalizzazione dell'Eurotower.

"Questo strumento farò in modo che la nostra politica monetaria venga trasmessa in maniera omogena a tutti i Paesi dell'Ue. Questa è una precondizione affinchè la Bce sia in grado di raggiungere l'obiettivo della stabilizzazione dei prezzi. Potrà essere attivato per affrontare delle minacce che pongono a rischio le politiche di trasmissione monetaria in tutta l'aera euro", ha detto Lagarde. "Gli acquisti non saranno ristretti ex ante e salvaguardando questo meccanismo di trasmissione il consiglio potrà raggiungere più facilmente l'obiettivo del 2 per cento", ha affermato l'economista francese. Con il Tpi l'Eurotower potrà riacquistare i titoli detenuti nel suo bilancio alla loro scadenza in base alle esigenze. Si tratterà di un programma mirato di rinnovo dei titoli già in pancia detenuti dalla Bce, che per molti Paesi sono pari a quote determinanti del debito pubblico: per fare il solo esempio dell’Italia, la Bce è arrivata dopo il biennio pandemico a detenere circa un quinto di un debito che si avvicina sempre più a quota 3mila miliardi di euro.

L'obiettivo dell'Eurotower è fermare l'effetto contagio in caso di strette monetarie e si darà alla Bce il potere di procedere ad acquisti mirati di titoli di Paesi a rischio la cui portata "dipenderà dalla gravità dei rischi per la trasmissione della politica monetaria" e "gli acquisti non sono soggetti a restrizioni ex ante": nel 2020 con il Pandemic Emergence Purchase Plan anti-Covid è caduta la capital key, un principio proposto da Mario Draghi per far accettare a Germania e Olanda il primo Quantitative easing che impegnava la Bce ad acquistare in ogni processo titoli sovrani in forma proporzionale al volume di ogni economia sul totale dell’Eurozona (11,8% per l’Italia). E oggi, visto che si tratta di differenziare gli acquisti, in chiave Tpi risulta necessario far proseguire questo principio.

L'ombra sull'Europa: i timori della Bce

Le mosse, ricorda Lagarde, sono state approvate "all'unanimità" dai banchieri centrali dell'area euro. Lagarde aggiunge che le prossime decisioni della Bce sui tassi "verranno prese riunione per riunione" e continueranno a essere "fondate sui dati" per rispondere a una questione chiave: il "rannuvolamento delle prospettive economiche" dell'area euro. Lagarde ricorda che l'inflazione resterà "fastidiosamente alta" per tutto il 2022, negando dunque definitivamente le previsioni ottimistiche del passato, e che le "pressioni sui prezzi si stanno espandendo in molti settori", a partire dall'energia. Del resto, anche la geopolitica ha il suo peso: "Se le forniture dei prodotti energetici dalla Russia saranno interrotte" in modo da "portare al razionamento per famiglie e imprese" ci sarà "un significativo rischio di rallentamento dell'economia". Da qui la necessità di contenere i fondamentali per consolidare la resistenza europea.

In sostanza l'istituto di Francoforte dà il via libera alla lotta all'inflazione come vero target della politica monetaria, assecondando dunque il volere dei falchi, senza però chiudere all'ipotesi di difendere i Paesi più vulnerabili. A seconda dell'applicazione del Tpi si potrà capire come giudicare queste mosse. La Bce intende sostenere il ritorno dell'inflazione verso l'obiettivo di medio termine del Consiglio direttivo del controllo al 2% rafforzando l'ancoraggio delle aspettative dei mercati alla realtà fattuale e senza sacrificare l'economia dei Paesi più a rischio di stress debitorio.

Gruppo che vede molti Stati in sofferenza e ha l'Italia in testa.

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