Camilla Conti
Federico Ghizzoni fa un passo indietro e dà ufficialmente inizio alle danze per il riassetto al vertice di Unicredit. L'amministratore delegato manterrà le deleghe fino alla nomina del suo sostituto «supportandolo poi, adeguatamente, nella opportuna fase di transizione» si legge nella nota diffusa ieri in serata al termine della riunione straordinaria del board. «Il cda e Federico Ghizzoni hanno constatato che sono maturate le condizioni per un avvicendamento al vertice del gruppo», esordisce il comunicato. L'ad ha dunque «dato la propria disponibilità a definire, insieme al presidente Giuseppe Vita, una ipotesi di accordo per la risoluzione del rapporto, da sottoporre poi agli organi competenti», viene spiegato.
Ghizzoni dovrebbe restare con la valigia in mano una ventina di giorni, perché secondo indiscrezioni circolate al termine della riunione, il comitato governance attiverà subito la procedura con l'obiettivo di nominare il nuovo ceo al consiglio del 9 giugno. Chi raccoglierà il suo testimone dovrà poi varare un nuovo piano strategico entro l'estate.
Basterà la mossa a convincere il mercato? Ieri gli acquisti sui titoli bancari sono scattati già in mattinata, ovvero prima di conoscere l'esito dell'incontro terminato a mercati chiusi, per poi accelerare nel pomeriggio con una raffica di sospensioni al rialzo: alla fine Unicredit ha archiviato la giornata con un +4,8%, anche Ubi ha recuperato il 5,6%, Mediolanum il 5,1%, Bper il 7,8%, Intesa e Mediobanca il 6% mentre Mps è addirittura balzata del 10,5 per cento dopo che il viceministro dell'Economia, Enrico Morando, si è espresso a favore dell'aumento della quota detenuta dal Tesoro dall'attuale 4% al 7 per cento.
Il credito ha comunque brillato in tutta Europa visto che lo stoxx di settore ha guadagnato il 3,5% sulla scia delle dichiarazioni del responsabile della vigilanza bancaria della Bce, Daniele Nouy, secondo la quale la Bce sta lavorando a nuove proposte per velocizzare la soluzione del problema delle sofferenze bancarie. Non va comunque sottovalutato che Unicredit è una delle 29 Sifi mondiali, ovvero le banche di rilevanza sistemica che sono troppo grandi per poter fallire. Per questo le autorità di vigilanza si aspettano che sia ancora più virtuosa della media degli altri istituti: in particolare alle Sifi è richiesto un patrimonio rafforzato e Unicredit deve averlo di almeno il 10% degli impieghi, cioè per ogni dieci euro che presta deve avere un euro in cassaforte.
Il livello attuale della banca è del 10,5% sopra quindi il livello obbligatorio (però sotto la media dei principali concorrenti europei), ma non abbastanza secondo il mercato che da mesi invoca un'iniezione miliardaria di liquidità. La prima sfida del successore di Ghizzoni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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