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Telecom accusa i suoi «ex»: nel mirino Buora e Ruggiero

Telecom accusa i suoi «ex»: nel mirino Buora e Ruggiero

Un’impressionante fila di auto blu, retaggio dei tempi d’oro, nel cortile della sede Telecom di Rozzano, alle porte di Milano, apre l’assemblea della società. Dopo i convenevoli di rito il presidente Franco Bernabé dà la notizia: la società convocherà un’assise ad hoc per proporre un’azione di responsabilità nei confronti dell’ex vicepresidente e ad, Carlo Buora, e dell’ex ad Riccardo Ruggiero, entrambi oggetto di indagini. Buora lo è per le vicende legate alla «security», mentre a Ruggiero vengono contestate operazioni legate a sim irregolarmente intestate. Dopo quasi cinque anni di richieste da parte di Asati, l’associazione dei piccoli azionisti, contro gli ex amministratori della società, vengono dunque proposte le azioni di responsabilità. Ma non verso l’ex presidente Marco Tronchetti Provera che, in ogni caso, sarebbe coperto dalla prescrizione.
Le cifre sono importanti: per le sim il danno valutato si aggira tra i 19 e i 27 milioni che si aggiunge alle richieste di risarcimento presentate per la vicenda security (oltre 27 milioni). Inoltre Telecom ha già chiesto a Pirelli 1,2 milioni per le investigazioni riconducibili alla Bicocca. E agli imputati dinanzi alla Corte di Assise di Milano 15,4 milioni per il contenzioso tributario, 750 milioni per le transazioni con la pubblica amministrazione, 1,8 milioni per la solidarietà ai dipendenti «dossierati». Il cda ha deciso di chiedere le azioni di responsabilità il 9 maggio scorso per interrompere la prescrizione, in scadenza il 3 dicembre. Non sono state prese, invece, decisioni verso gli altri indagati della vicenda sim, ossia Mauro Castelli e Luca Luciani, che si è però dimesso dal ruolo di ad in Brasile. A Luciani la società ha versato, come buona uscita, 4,4 milioni, senza però assumere impegni di manleva per eventuali azioni nei suoi confronti. Nel corso dell’assemblea Asati ha chiesto l’azione di responsabilità anche per Tronchetti e per l’attuale cda, reo di aver fatto decadere i termini di prescrizione, ma la mozione è stata bocciata.
«Il comportamento dei nostri manager deve essere corretto - ha detto il presidente Bernabé -; e dunque abbiamo deciso di scindere il nostro futuro da quello di Luciani anche se in Brasile non sono state individuate irregolarità». La società sta cercando un manager per la controllata oltreoceano, che con l’Argentina, rappresenta ormai il 35% del giro d’affari. Per ridurre il debito, ha spiegato ancora Bernabé, «venderemo Ti Media tutta o a blocchi, in base alle manifestazioni di interesse entro la fine dell’anno». La vendita di Ti Media, potrebbe fruttare circa 300 milioni.

Quanto al debito, una delle maggiori preoccupazioni di Telecom, dovrebbe portarsi sui 25 miliardi entro il 2013. Per questo Bernabé ha ribadito che dal 2014 la cedola potrebbe anche ricominciare a crescere. In Borsa, però, il titolo è sceso dell’1,89%.

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