Il ricorso di Telecom presentato a luglio al Tar del Lazio punta il dito contro la delibera Agcom 120 del 2016 circa l'esecuzione del piano governativo per l'ampliamento della rete a banda ultralarga alle cosiddette «zone bianche». La mossa nasce per impedire il verificarsi di condizioni discriminatorie nei confronti di Telecom, rispetto alle regole di accesso degli altri operatori sulle nuove reti costruite con i fondi per la banda ultra larga messi a disposizione dal governo. La strategia sulla banda ultra larga dell'esecutivo fu approvata il 3 marzo 2015, al fine di raggiungere entro il 2020 l'85% della popolazione con una banda a 100 Mb (oggi siamo all'11%) ed il 100% della popolazione almeno con banda a 30 Mbps, oggi al 51 per cento. Ovvio che la questione sia decisiva per Telecom dato che sulla diffusione della fibra il gruppo guidato da Flavio Cattaneo sta investendo 4,5 miliardi nei prossimi tre anni.
In pratica, anche Infratel - società del ministero dello Sviluppo economico - dovrebbe passare per i cosiddetti «test di prezzo» per fissare le tariffe, mentre questo con la norma attuale non avverrebbe. Una situazione che potrebbe minare la parità di trattamento tra gli operatori.
Le regole dell'AgCom, secondo Telecom, favoriscono dunque tutti gli operatori a lei concorrenti perché potranno «praticare prezzi più bassi e non assoggettati ad alcun controllo». Questi operatori, infatti, non devono preoccuparsi se le altre società di telecomunicazioni saranno in grado di formulare offerte competitive. Quindi avranno le mani del tutto libere su sconti e agevolazioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.