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La "turbina della discordia": così Berlino aggira le sanzioni contro Mosca

Una turbina Siemens in riparazione in Canada torna in Germania per il gasdotto Nord Stream: "crepa" nelle sanzioni

La "turbina della discordia": così Berlino aggira le sanzioni contro Mosca

La Germania ha fatto pressione sul Canada affinché Ottawa aggirasse, in solido con Berlino, le sanzioni occidentali alla Russia e completasse il lavoro e la consegna della "turbina della discordia" che contribuisce a rallentare la riparazione di Nord Stream, il gasdotto chiuso da oggi per manutenzione programmata su iniziativa dalla Russia per una decina di giorni.

I due problemi, quello della turbina Siemens in riparazione in Canada, Paese in cui è stata costruita, e quello della chiusura del gasdotto nel Mar Baltico, si sovrappongono. Su quest'ultimo fronte, come scritto su queste colonne, la Germania e l'Europa temono che la Russia possa scatenare la guerra energetica indiscriminata. Ma proprio per questo hanno fatto pressione sul primo, caldo tema: la restituzione a Berlino del componente tecnico della stazione di ingresso del gas di Portovaya, sul Mar Baltico. Per la precisione, una turbina Siemens staccata dal terminal e inviata oltre Atlantico per riparazioni, che Ottawa e il premier Justin Trudeau avevano "congelato" nel Paese per la dura e rigida politica sanzionatoria imposta dal Canada alla Russia. Gazprom aveva citato proprio la mancanza di tale turbina come causa della mossa con cui, a metà giugno, il monopolista russo dell'energia aveva di colpo decurtato del 40% prima e del 60% poi le forniture alla Germania attraverso il gasdotto da 55 miliardi di metri cubi annui.

"Il Canada concederà a Siemens un permesso revocabile e limitato nel tempo per consentire alla turbina riparata di tornare in Germania", ha comunicato il ministro delle Risorse naturali Jonathan Wilkinson. Il Canada ha di fatto doppiato le proprie sanzioni alla Russia, che contrariamente a quelle europee includevano i prodotti energetici, restituendo la turbina alla Germania, che aveva spinto per riaverla in modo da poter accumulare gas prima dell'inverno tra i timori di un razionamento energetico. Ironia della sorte, era stato l'ecologista Robert Habeck, Ministro dell'Economia di Olaf Scholz e avversario del raddoppio di Nord Stream 2 congelato dalla guerra in Ucraina, a fare pressione su Ottawa per riavere indietro la turbina della discordia.

I timori di Berlino di un rischio razionamento energetico (il Paese è già al secondo di tre step di allarmi energetici) sono stati ritenuti dal Canada "preoccupazioni sufficienti per invocare la solidarietà transatlantica e mettere in pausa le restrizioni in vigore contro la Russia così da far tornare la turbina in Europa e riconsegnarla", di fatto, "nella disponibilità di Gazprom", nota Il Messaggero. Si crea un circolo vizioso che dà l'idea dei tempi complessi che stiamo vivendo: per mantenere in piedi l'economia e gli approvvigionamenti di un Paese ritenuto chiave per il contenimento della Russia il Canada, alleato più stretto degli Stati Uniti sulle sanzioni, dà via libera di fatto a un aumento del potere contrattuale russo sull'Europa. Più gas attraverso il Nord Stream ora, in potenza, vuol dire meno urgenza della Germania per la diversificazione delle fonti. E dunque maggior capacità offensiva per il Cremlino in caso di sfruttamento del gas come mezzo di guerra economica nei mesi freddi. Ottawa "non ha tuttavia voluto lasciare spazio a dubbi e non ha perso tempo a ribadire la sua linea intransigente nei confronti di Mosca", nota il quotidiano romano aggiungendo che "ieri la ministra degli Esteri canadese Mélanie Joly ha annunciato che il Paese imporrà nuove misure che saranno estese al settore della produzione industriale, in particolare nell'ambito elettronico".

Non è stato abbastanza, però, per evitare che Kiev considerasse quello di Germania e Canada un regalo inopportuno a Mosca. Per il Washington Post, in particolare, "i funzionari ucraini hanno affermato che non esiste una base tecnica per la richiesta della Russia di restituire la turbina perché il gasdotto può funzionare senza di essa. Mosca, dicono, sta scegliendo di armare il flusso di gas come rappresaglia per le sanzioni". La vicenda riguardante la turbina della discordia segnala la complessità dell'era presente e anche la rottura che inizia a intravedersi nel fronte occidentale delle sanzioni: e Berlino appare, oggi più che mai, l'anello debole del contenimento anti russo.

La concessione cui anche il Canada ha scelto di dare il via libera a un sostanziale aiuto all'agenda energetica russa e alla sua presa su Berlino lo testimonia.

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