Economia

Tutte le Borse in ritirata. L'allarme diventa rosso per le tensioni sui prezzi

Cali pesanti sia in Europa sia a Wall Street. Attesa per i dati Usa di oggi sull'inflazione

Tutte le Borse in ritirata. L'allarme diventa rosso per le tensioni sui prezzi

La bufera sui mercati sta prendendo forza. Se i rinnovati timori legati all'inflazione e alla possibile reazione delle banche centrali avevano piegato lunedì sera il Nasdaq, la seduta di ieri è stata da allarme rosso per tutti i listini. A segnalare che il movimento ribassista non è più circoscritto a una semplice rotazione dall'hi-tech ai titoli ciclici, ma coinvolge anche le azioni di banche, industrie, assicurazioni, utility, energia, viaggi e tempo libero. Ovunque, da Oriente (-3% Tokyo) a Occidente. L'Europa ha lasciato sul terreno il 2,3%, Piazza Affari ha un po' limitato i danni cedendo l'1,64%, mentre a un'ora dalla chiusura New York perdeva l'1,7%.

Dopo i forti rincari subiti dalle materie prime, i dati di oggi sui prezzi al consumo Usa in aprile sono quindi attesi con non poca apprensione. Alcune stime mettono in conto un rialzo mensile dell'inflazione core (al netto di energia e alimentari) dello 0,3%. Se confermato, il dato sarebbe il più elevato del terzo millennio e getterebbe altra benzina sul fuoco: il tasso di inflazione break-even (ottenuto dalla differenza tra il rendimento del bond a 10 anni e quello del decennale agganciato al carovita) ha toccato il punto più alto dal 2006.

Malgrado la Federal Reserve continui a battere sul tasto della transitorietà del fenomeno, sono gli stessi consumatori a non crederci affatto: un'indagine mostra come gli americani abbiano messo in conto un rialzo dei prezzi al 3,4% da qui a un anno. E per quanto la soglia di tolleranza della banca guidata da Jerome Powell sia stata alzata per non ostacolare la ripresa, tali livelli non possono essere sostenibili. Anche perché altre tensioni possono derivare dagli aumenti salariali, visto che la Corporate America fatica a trovare personale. In marzo, il numero di offerte di lavoro è infatti aumentato a 8,123 milioni, ma le assunzioni si sono fermate a quota sei milioni. Del resto, la ministra del Tesoro Janet Yellen ha già messo tutti sull'avviso: in caso di surriscaldamento dell'economia, i tassi potrebbero venire alzati. Prima di dare il via al giro di vite, la Fed dovrà però aver cominciato a tagliare gli acquisti mensili, pari a 120 miliardi al mese, nell'ambito del quantitative easing.

Per Wall Street, insomma, si va profilando un duplice inizio di normalizzazione monetaria in anticipo sul previsto. Non è escluso che avvenga anche altrove. In Cina, per esempio, dove l'ascesa dei prezzi alla produzione (+6,8%) non tarderà a ripercuotersi sui prezzi al consumo. E forse anche nell'eurozona. L'indice Zew, il termometro che misura la temperatura dell'economia tedesca, è schizzato in maggio a 84,4 punti dai 70,7 precedenti. La Bundesbank scalpita per portare la Bce fuori dall'emergenza.

Resta da vedere fino a quando Christine Lagarde e le colombe sapranno resistere.

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