Gli ultimi conti Eni targati Scaroni: utili in calo ma migliori delle attese

Luci e ombre per l'ultima trimestrale Eni targata Paolo Scaroni. Ieri l'ad del Cane a sei zampe ha licenziato il bilancio gennaio-marzo, l'ultimo del suo lungo mandato, con un utile netto a 1,3 miliardi (-15,6%), utile adjusted a 1,19 miliardi (-14,3%) e un ebit adjusted a 3,49 miliardi (-6,8%). Risultati sostanzialmente allineati alle stime degli analisti, o di poco sopra il consensus, che sono stati accolti comunque positivamente dal mercato che ha premiato il titolo con un rialzo del 2,95% a 18,86 euro.
Settore per settore, le maggiori criticità hanno interessato le divisioni Exploration & Production che - a causa del prezzo del petrolio e dell'apprezzamento dell'euro sul dollaro - hanno visto l'ebit scendere del 13,7%. In affanno anche la chimica e il Refining & Marketing, in rosso per 223 milioni (-66,4%) a causa del deteriorarsi dello scenario di raffinazione e della domanda di carburanti. Bene, invece, l'indebitamento che è sceso a 13,8 miliardi, in calo di 1,16 miliardi. E il comparto Gas and Power tornato in nero grazie ai benefici della rinegoziazione del contratto di approvvigionamento a lungo termine con Statoil.
Conti a parte, i riflettori degli analisti sono stati puntati per l'intera seduta sulla conference call alla quale ha partecipato il dg Claudio Descalzi, prossimo ad della major al posto di Paolo Scaroni, in scadenza con l'assemblea dell'8 maggio. E se sul futuro, e sulle priorità del gruppo, Descalzi non ha voluto sbilanciarsi prima di incontrare il cda, il neo ad ha invece chiarito che il Kashagan, la più grande scoperta di idrocarburi degli ultimi 35 anni, sarà bloccata per quest'anno e probabilmente anche per il prossimo, da problemi legati alle saldature delle tubature. «Il problema - ha detto - è grave, e a giugno avremo le idee più chiare sugli interventi necessari». Tornando al trimestre, la produzione di idrocarburi si è attestata a 1,58 milioni di barili/giorno (+0,6%) e beneficia dell'entrata a regime dei giacimenti in Libia dove la situazione «resta volatile con la produzione che attualmente è scesa intorno a 170mila barili al giorno».

Per l'ad uscente Scaroni, «l'outlook per il 2014 è in linea con quanto previsto, grazie ai nuovi progetti e alle azioni di ristrutturazione in G&P, R&M e chimica in un contesto di perdurante volatilità in Libia e di debolezza Ue». Quanto ai rapporti con Gazprom, messi in discussione dall'ad in un'intervista, l'ultima parola è arrivata dal vicepresidente, Marco Alverà: «Business as usual».

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