Camilla Conti
La tabella di marcia si fa serrata per il gruppo Unicredit che riunirà il suo consiglio d'amministrazione il 12 dicembre per poi volare a Londra il giorno dopo e presentare alla comunità finanziaria della City il nuovo piano strategico.
Ieri a Milano l'ad, Jean Pierre Mustier, e il presidente Giuseppe Vita hanno incontrato le fondazioni azioniste per fare il punto della situazione sul maxi riassetto che comporterà anche un robusto aumento di capitale stimato dagli analisti fra i 9 e i 13 miliardi di euro cui accompagnare le cessioni di Pioneer e della controllata polacca Pekao. Presenti i numeri uno della Fondazione Cariverona, Alessandro Mazzucco, della Fondazione Crt, Antonio Maria Marocco, della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, Paolo Cavicchioli, della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Giusella Finocchiaro e della Fondazione CrTrieste, Massimo Paniccia. Del summit si sa solo che sarebbe servito per uno scambio di vedute con i soci, senza entrare nel merito dei dettagli del piano, cui è stato illustrato l'attuale stato del «cantiere». Secondo quanto si apprende non ci sono stati accenni all'ammontare della possibile ricapitalizzazione, nè delle disponibilità degli enti a sottoscriverlo visto che complessivamente possiedono circa il 9% di Unicredit. Le principali sono Fondazione Cariverona con il 2,7%, Fondazione Crt con il 2,3% e Carimonte con una quota poco sotto il 2 per cento.
Lo scorso 11 novembre il presidente della Fondazione Cariverona, Mazzucco, aveva puntato i piedi invocando un cda più snello perché tre vicepresidenti sono troppi. «Io ho gestito organi collegiali per molti anni e ho verificato che questo tema è una costante. Il numero dei posti in cda (oggi sono 17, ndr) è gonfiato, perché ognuno vuole la sedia per dire la sua, a scapito dell'efficienza dell'organo», aveva detto Mazzucco. Il siluro sembrava puntare dritto sul tris di vice ovvero Vincenzo Calandra Bonaura, Luca Cordero di Montezemolo e Fabrizio Palenzona. Non va, inoltre, dimenticato il ruolo avuto dietro le quinte dall'ex presidente della Fondazione scaligera, Paolo Biasi (che ha fortemente voluto l'ex rettore della locale università come suo successore) nelle trattative per il cambio al vertice di Unicredit, contribuendo a portare Mustier sulla tolda di comando al posto di Federico Ghizzoni.
Resta intanto da capire come si muoveranno anche gli altri grandi soci dell'istituto di Piazza Gae Aulenti: la società di investimenti Usa, Capital Research and Management Company con il 6,72% in gestione discrezionale del risparmio, gli emiratini di Aabar con il 5,04% del capitale e gli americani di Blackrock con il 4,82 per cento.
Tutti gli azionisti dovranno decidere se aprire il portafoglio per partecipare all'aumento di capitale, il cui importo verrà svelato a Londra il 13 dicembre.Nel frattempo, in Piazza Affari il titolo Unicredit ha chiuso la seduta di ieri in leggero rialzo dello 0,10% attestandosi a 2,084 euro. La performance degli ultimi sei mesi resta comunque negativa: -26 per cento.
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