Il mondo dell'auto è ciclico non solo in fatto di alti e bassi delle vendite, ma anche perché le abitudini degli utilizzatori sono soggette a repentini cambiamenti. È quanto sta accadendo negli Stati Uniti. L'«onda verde», nonostante il sostegno di Barack Obama, seembra infatti essere passata, nel senso che gli automobilisti americani sono tornati a puntare sulle grosse motorizzazioni abbinate a veicoli dalle dimensioni generose.
Ecco una delle ragioni, insieme a qualche errore di valutazione tecnico (la non disponibilità immediata del cambio automatico) e commerciale al momento del lancio, che spiegano la freddezza con cui gli yankee hanno accolto la berlina Dodge Dart, realizzata su base Alfa Romeo, e dotata di un motore (1.4 MultiAir Turbo di casa Fiat) che va incontro alle richieste della Casa Bianca, permettendo di percorrere 40 miglia con un gallone, in pratica 100 chilometri con meno di 6 litri di carburante. Insomma, il guidatore Usa pare aver dimenticato l'importanza del risparmio, tornando così alle vecchie abitudini. E se proprio deve optare per un motore più piccolo, lo fa guardando a una vettura dalle dimensioni ridotte. Ecco spiegato il buon andamento della Fiat 500 sul mercato statunitense (liste d'attesa non inferiori a 6 mesi) rispetto alla più grande Dart che, tra l'altro, ha a che fare con una clientela (quella del marchio Dodge, nel gruppo Chrysler) che non fa sconti su grinta, sportività e abbondanza.
Le vendite a rilento della Dart (25mila dal lancio a oggi) hanno così costretto il gruppo Chrysler a eliminare un turno dei tre di lavoro nello stabilimento di Dundee (Michigan), che produce i motori MultiAir che abbattono i consumi. Un caso anomalo nel contesto Chrysler-Jeep, visto che tutte le fabbriche Usa viaggiano a pieno regime. «Si è voluto meglio equilibrare la produzione di motori, in vista dell'arrivo di quello da 2.4 litri nel secondo trimestre», precisano ad Auburn Hills.
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