Ottobre è il mese dell'educazione finanziaria. Trenta giorni in cui, su tutta la penisola, fioriranno iniziative atte a promuovere i temi legati alla corretta gestione dei risparmi. L'alfabetizzazione finanziaria è diventata un «must». Bisognerebbe partire dalle scuole. Ma bisognerebbe farlo con programmi seri, superando le iniziative sporadiche a favore di una strategia nazionale più condivisa. Possiamo fare tanto per il futuro dei nostri ragazzi, facendo in modo che certi argomenti diventino oggetto e temi di studio, ma a patto che vengano inseriti in programmi d'insegnamento ed erogati da docenti in grado di possedere la materia.
Ma cosa facciamo oggi? Dov'è la necessaria preparazione per gestire momenti di mercato come quello attuale? Come interrompere l'erosione di valore delle masse di risparmi che sono l'unica garanzia del Paese verso il futuro? Chi si occupa di far consulenza a un mercato del risparmio sempre più disorientato e raccontato da numeri preoccupanti? L'ultimo rapporto di Assogestioni racconta di flussi negativi da inizio anno dai fondi Obbligazionari per quasi 14 miliardi. È cominciata la fuga da questi strumenti? Una fuga innescata dal rialzo dei tassi e che potrebbe essere agli inizi, visto che il trend rialzista è agli albori?
Dov'è l'educazione finanziaria? La sensazione è che manchi la preparazione, prima che nei risparmiatori, negli operatori. Sembra manchi la preparazione in chi dovrebbe seguire i propri clienti, pianificarne le scelte, salvandoli dall'emotività insita nei momenti di difficoltà.
E invece continuiamo a registrare flussi di masse di risparmio che si spostano da un mercato all'altro, alla ricerca di rendimenti che non troveranno mai, anzi materializzando una perdita dietro l'altra. Il mese dell'educazione finanziaria? Servirà a qualcosa? È lecito avere qualche dubbio, ma ben venga tutto ciò che può servire alla causa.leopoldo.gasbarro@me.com
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