La doppietta di Atlante costretta a intervenire sia sulla Popolare di Vicenza sia su Veneto Banca alimenta i timori sulla tenuta del sistema bancario e sul successo del prossimo aumento di capitale in rampa di lancio: quello del Banco, richiesto dalla Bce come passo necessario prima della fusione con la Popolare di Milano. Il gruppo guidato da Pier Francesco Saviotti ha guidato i cali di ieri registrati da tutti i titoli del settore: il Banco ha perso il 6,3% a 4,16 euro, seguito dal -4,7% di Bipiemme.
La ricapitalizzazione dell'istituto veronese dovrebbe partire lunedì dopo il via libera di Consob, atteso in queste ore a un prezzo inferiore ai 3 euro, ovvero con circa il 32% di sconto sul «Terp» (il prezzo teorico dopo lo stacco del diritto di opzione). Le azioni del Banco hanno lasciato sul terreno circa il 75% dall'agosto scorso, quando il titolo valeva già l'85% dai valori 2007 (pre-crisi). Solo nell'ultimo mese la discesa è stata di oltre 32 punti percentuali.
Ma ad andare giù ieri sono stati anche tutti gli altri titoli bancari: Ubi (-2,5%), Mps (-3,8%), Bper (-4,3%), Unicredit (-1,8%), Mediobanca (-1,8%), Intesa Sanpaolo (-1,6%) e Carige (-6,6%). Gli analisti di Mediobanca sottolineano che un intervento del fondo Atlante (martedì ha firmato l'accordo di sub-garanzia con Imi e dunque per le due popolari venete il fondo spenderà 2,5 miliardi) ridurrebbe significativamente l'ammontare delle risorse destinate a rivitalizzare il mercato secondario per i cosiddetti Npl in Italia. Non solo. È in ballo la vendita delle sofferenze di Bper, il cui eventuale fallimento dimostrerebbe il malfunzionamento del mercato secondario dei crediti in sofferenza in Italia in assenza di Atlante. L'agenzia Bloomberg ha infatti riportato le dichiarazioni dell'ad, Alessandro Vandelli, secondo cui il processo di vendita degli 800-900 milioni di Npl potrebbe essere fermato se il corrispettivo non fosse ritenuto adeguato. La decisione è attesa per la fine della prossima settimana. I riflettori sono poi accesi sulle reazioni dei regolatori europei alla proposta di piano industriale di Carige e sullo stato del Fondo di risoluzione che ha bisogno di altri 1,5 miliardi per coprire la differenze tra il loro patrimonio netto e il probabile incasso dalla cessione delle quattro good bank (Etruria&C) che serve per restituire il prestito ponte da 1,8 miliardi concesso da Intesa, Ubi e Unicredit.
Nel frattempo a Montebelluna, al netto dell'intervento di Atlante deciso «per evitare un rischio sistemico», il clima fra i soci si fa sempre più rovente: il vicepresidente Giovanni Schiavon starebbe valutando un passo indietro dal vertice ma minaccia querele ai danni di chi «continua ad attaccarmi con dossieraggi strumentali» legando il suo nome all'ex ad Vincenzo Consoli. Non è però la governance a preoccupare i piccoli azionisti che hanno visto crollare il valore delle loro azioni nel giro di un anno da quasi 40 euro a una forchetta pro-Borsa decisa dall'ultimo cda tra i 10 e i 50 centesimi. Resta poi da capire chi metterà i 250 milioni che servono per garantire la soglia minima di flottante necessaria per sbarcare in Piazza Affari.
Quanto alla Vicenza, il
fondo Atlante si appresta a confermare Francesco Iorio alla guida della banca mentre la presidenza dovrebbe andare al manager di fiducia dei Benetton, Gianni Mion. Il nuovo consiglio si insedierà con l'assemblea del 7 luglio.
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