Ecopass: per battere il vero inquinamento serve più coraggio

A Palazzo Marino si continua a litigare sull'Ecopass, anche - e forse soprattutto - nella maggioranza. A molti sembra una rissa inutile, dovuta più a logiche partitiche e ai complicati rapporti fra il sindaco e la sua maggioranza che al merito della questione. Giacché i contrari all'Ecopass non sanno indicare alternative efficaci per ridurre inquinamento e traffico a Milano. Con un voto il Consiglio comunale ha escluso ogni ipotesi di congestion charge, cioè del pagamento di un ticket per l'ingresso delle auto in città, sul modello di Londra. D'altra parte i favorevoli all'Ecopass non sono ancora riusciti a dimostrarne in modo convincente l'efficacia. Anzi, non sembra che le condizioni di traffico e inquinamento siano migliorate. Forse a questo punto l'unica cosa che serve davvero è una buona dose di coraggio. Coraggio politico, intendo. Necessario per prendere misure impopolari - forse più dell'Ecopass - ma efficaci. Insomma, si trovi il coraggio di chiudere il centro al traffico privato, come fece il sindaco Tognoli negli anni '80 dopo aver consultato i milanesi con un referendum, o almeno si renda praticamente impossibile il parcheggio in centro. O si abbia il fegato necessario per adottare il ticket d'ingresso in città, (ogni giorno entrano a Milano da 600mila a 800mila auto, quasi quante quelle dei residenti), dando per scontata la durissima reazione delle periferie e dei Comuni dell'hinterland. O si abbia la forza minima per contrastare la reazione di commercianti, artigiani e trasportatori limitando in maniera drastica le attività di carico e scarico e il movimento dei mezzi pesanti. E si riesca a chiudere al traffico certe strade che lo richiedono per la loro caratteristica e la loro funzione, come quelle del quadrilatero della moda. E poi bando all'autofobia, non è tutta colpa dell'automobile: è ormai evidente che gran parte della responsabilità dell'inquinamento atmosferico ricade sugli impianti riscaldamento. E allora si imponga in tempi brevi la loro - certo costosa - conversione al metano, con buona pace del Tar con le sue acrobatiche sentenze e dei venditori di gasolio. Lo so, ho elencato una serie di misure con diversi gradi di impopolarità ma tutte certamente impopolari ed è proprio per questo che richiedono coraggio. Ma siamo, come si suole dire, gente di mondo e sappiamo che più si avvicinano le elezioni più il coraggio di prendere certe decisioni a partiti e candidati viene meno, assomigliando all'incoscienza più che alla temerarietà. E mancano al massimo 18 mesi alle elezioni del nuovo sindaco e del nuovo Consiglio comunale. Non c'è più tempo, dunque, per il coraggio. Bisognava pensarci prima: le riforme dolorose, si dice sempre, vanno fatte all'inizio del mandato.

Ma poi siamo proprio sicuri che, ad esempio, la chiusura del centro storico sarebbe sgradita alla maggioranza dei milanesi, giacché sono gli elettori di Milano che scelgono il sindaco e non i pendolari in automobile. Forse c'è ancora un po' di margine per il coraggio.

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