I bimbi di Milano, rispetto ai coetanei del resto dItalia, si ammalano molto più che nel resto dItalia di disturbi legati allapparato respiratorio. In media 6 o 7 episodi nei primi 3 anni di anni di vita e 4-5 negli anni successivi. Circa il 30-35% in più che al Centro-Sud o comunque lontano dalle aree metropolitane, e fino al doppio se come pietra di paragone si prende ad esempio una città siciliana.
Un brutto record quello di Milano, che dipende anche dai livelli di smog, considerando che nei giorni di Pm10 alle stelle gli accessi di casi gravi al pronto soccorso aumentano, fra gli adulti, ma anche tra i bambini. E la combinazione inquinamento-allergie rischia di trasformarsi in una «mistura letale». A scattare questa fotografia dei «figli di Milano» sono Susanna Esposito, direttore facente funzione della Clinica pediatria I delluniversità degli Studi-Fondazione Policlinico, e Maria Francesca Patria dellambulatorio di Pneumologia e Allergologia pediatrica. Raffreddori, otiti, tonsilliti, ma anche bronchiti e polmoniti ricorrenti. Queste i problemi dei bimbi milanesi che, «perlopiù nel periodo invernale, si ammalano anche da una a tre volte al mese», calcola Esposito. Piccoli sempre a letto che nel tempo sono comunque aumentati in tutta la Penisola: «Se negli anni Ottanta la percentuale di bambini colpiti da infezioni respiratorie fino a 8 volte lanno nei primi 3 anni di vita, e fino a 6 volte dopo, era pari a circa il 5% - sottolinea lesperta - ora siamo arrivati al 25%». In 30 anni il dato è quadruplicato.
Ma se i bimbi sotto attacco costante di virus e batteri sono quintuplicati dagli anni Ottanta a oggi, la questione non è solo medica. «Questa recidività genera anche evidenti problemi dal punto di vista economico-sociale», evidenzia Esposito, segnalando «un pericoloso circolo vizioso che va interrotto». Il «meccanismo perverso» inizia dalla difficoltà pratica, per due genitori che lavorano a tempo pieno e che magari non possono nemmeno contare sullaiuto di nonni o tate, di tenere a casa per troppo tempo il figlio malato. E così, appena passa la febbre, lo riportano allasilo o a scuola dove il piccolo, non ancora guarito, re-innesca la catena del contagio e rischia anche lui lennesima ricaduta.
«Lansia dei genitori nel cercare di anticipare il più possibile la guarigione - aggiunge Esposito - li spinge a ricorrere allantibiotico prima del tempo o addirittura quando non serve, sia facendo pressing sul pediatra sia ricorrendo al fai-da-te. Un doppio errore», avverte la specialista: primo perché «nel 60% dei casi (e nel 70% al di sotto dei 3 anni) linfezione non è batterica, bensì virale, quindi lantibiotico è del tutto inefficace», e secondo perché «luso eccessivo o scorretto degli antibiotici favorisce la diffusione di batteri resistenti».
Super-germi difficili da debellare. Sempre per la fretta di rimettere in piedi il piccolo il prima possibile, poi, mamma e papà le provano tutte: «Il 25% dei genitori ricorre a rimedi alternativi come fitoterapia, zinco, propoli, echinacea o altri prodotti di erboristeria», elenca Esposito.
Intanto anche quella di lunedì è stata una giornata di inquinamento mediamente al di fuori dei limiti.
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