da Roma
Con il «via libera» del Consiglio dei ministri ai regolamenti d’attuazione, giunto ieri, la ristrutturazione del Tesoro - che prevede la chiusura di 80 uffici periferici sparsi per tutta Italia - fa un altro passo avanti. Ma il grosso «sfoltimento» di uffici della Regioneria e del Tesoro non piace ai sindacati, che si preparano a impedire l’attuazione del regolamento. «Se pensano di poter fare una cosa del genere senza l’intesa coi sindacati, si accomodino - commenta il segretario della Cgil Funzione publica, Carlo Podda - ma ho seri dubbi che il Consiglio di Stato possa esprimere un parere su regolamenti non concordati coi sindacati». Cgil, Cisl e Uil lamentano l’assenza totale di confronto con il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa. «Ancora giovedì gli abbiamo chiesto un incontro - spiega il segretario della Fps-Cisl Rino Tarelli - ma il ministro non ha convocato nessuno». Eppure la Cisl non si oppone pregiudizialmente a un piano di razionalizazione delle sedi periferiche del Tesoro. «È possibile, per esempio, fondere uffici che oggi rappresentano un doppione: ci sono almeno 120 situazioni di questo genere», dice ancora Tarelli, annunciando che il sindacato chiederà di nuovo un confronto con il ministro. La riorganizzazione periferica dovrebbe coinvolgere fra i 1.800 e i 2.000 dipendenti. Secondo la Cisl, i risparmi non dovrebbro superare i quattro milioni di euro, «un’inezia, confrontati ad altri enormi sprechi del ministero».
Dalla scrivania di Padoa-Schioppa, la «patata bollente» passa ora nelle mani di una new entry al dicastero di via XX Settembre.
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