Più Berlusconi che Obama. In maniche di camicia, circondato da decine di studenti in divisa e altrettante mani alzate per immortalare la scena coi telefonini, un David Cameron galvanizzato dai sondaggi ha firmato ieri il suo «contratto con gli elettori» di fronte ai ragazzi del Landau Forte College di Derby, Midlands. Un coup de théâtre degno del miglior Berlusconi. E infatti la formula scelta dallaspirante futuro premier di Gran Bretagna ricorda fin troppo un altro contratto con gli elettori siglato ben nove anni fa davanti alle telecamere della televisione pubblica italiana. Una mossa inattesa quella del leader dei Tory, come inattesa fu quella dellex leader dellopposizione italiana nel 2001. Ma Cameron sa che a cinque giorni dalle elezioni per fare breccia sugli indecisi è necessario parlar chiaro. Così il documento - «un contratto tra te e il partito conservatore» - è stato inviato per posta in due milioni di case: collegi mirati, quelli dove il risultato è ancora incerto e la battaglia sarà allultimo voto.
Sedici punti in tutto, compresa la garanzia di ripulire la politica, dare agli elettori la possibilità di licenziare i deputati dai comportamenti poco coerenti, cancellare gli sprechi di Westminster e proteggere la sanità pubblica. Ma soprattutto il solenne consiglio: «Se il contratto non sarà rispettato, cacciateci tra cinque anni». Cameron sa e ripete che «nulla è scontato» nel voto del 6 maggio, che i giochi sono aperti e che per guadagnare fiducia tra gli elettori delusi dalla politica e dagli scandali è necessario convincerli che stavolta sarà diverso, che gli impegni presi non resteranno lettera morta. «Il tempo dei dibattiti è finito, il tempo delle decisioni sta cominciando», dice il leader dei Tory poche ore dopo quella performance televisiva che gli ha regalato nuovi consensi e che lo ha proclamato leader più efficace nello scontro con Gordon Brown e Nick Clegg proprio sul tema che più sta a cuore agli inglesi: leconomia.
Dallaltra parte della barricata, al fianco del suo amico e rivale Gordon Brown, è sceso ieri lex premier Tony Blair. «Abbiamo ancora la possibilità di vincere», ha detto per convincere gli elettori che a dispetto degli ultimi sondaggi il Labour non arriverà terzo. Difficile però prevedere quanto il suo intervento sarà efficace ora che Blair è uscito di scena, calca le platee internazionali per discorsi milionari ma non è più amato come un tempo in casa sua e dopo che il «bigot-gate», lo scandalo che ha coinvolto Brown - linsulto fuori onda a una fedele elettrice laburista, definita «bigotta» - ha assestato un durissimo colpo al premier.
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