Nulla di particolarmente natalizio, perlomeno non all'apparenza. I sei spettacoli che debuttano oggi - gli ultimi prima della pausa per le festività e del capodanno a teatro - non parlano di buoni sentimenti, ma di vicissitudini relazionali, di tortuose vite di coppia, di conflitti tra partner e generazioni trasposti in chiave mitica.
Fanno eccezione solo La lettera (in cartellone al Filodrammatici fino all'11 dicembre), un piccolo capolavoro di comicità che ha reso celebre il mimo italo-danese Paolo Nani, e le Quattro Cosmicomiche - Short Stories di Italo Calvino rilette e musicate da Graziella Galvani (in scena nella Sala Fassbinder dell'Elfo Puccini fino al 18 dicembre).
Ma già l'altro spettacolo che debutta sul palcoscenico di corso Buenos Aires (e che sarà in programmazione nella Sala Shakespeare fino al 22 gennaio), il Sogno di una notte di mezza estate nell'allestimento di Elio De Capitani, è tutt'altro che una romantica e rassicurante commedia: la storia di elfi, fate, filtri d'amore e matrimoni incrociati che Shakespeare scrisse nell'ultimo decennio del '500 mette in luce, con paradossale disincanto, la precarietà e l'irrazionalità dei sentimenti e si inoltra in un confronto generazionale dall'esito non scontato. Peraltro alcuni dei giovani attori che compaiono nel Sogno, e che con la loro esuberanza lo rendono uno spettacolo dalla forte carica vitale, sono gli stessi che compaiono in The History Boys, un meritato successo della compagnia dell'Elfo a cui la giuria dell'Ubu proprio ieri ha assegnato il premio come miglior spettacolo dell'anno 2011.
Su dei giovanissimi e validi interpreti può contare anche l'allestimento di un altro classico shakespeariano, Romeo e Giulietta, ad opera di Claudio Autelli (al Litta fino al 31 dicembre). Regista trentenne fra i più inquieti e rigorosi della scena milanese, Autelli ci propone una lettura coraggiosa e sconcertante di un dramma che spesso e ingiustamente passa per sdolcinato. Il Romeo di Autelli è «una mente posseduta dal demone dell'amore. La forza delle parole di Romeo e Giulietta contengono la vibrazione dell'infinito, cioè di un'immagine che generalmente sappiamo solo abbinare alla morte. Abbiamo bisogno di violentare il nostro senso del limite per percepire il trascendente a cui l'uomo aspira per sua natura».
Una coppia molto tormentata e con una forte apprensione metafisica è al centro anche di Sarabanda, l'ultimo testo di Ingmar Bergman che Massimo Luconi porta in scena al Piccolo Teatro Grassi fino al 18 dicembre. Basato sulla storia del rapporto d'amore tra lo stesso Bergman e l'attrice Liv Ullman, lo spettacolo interpretato da Giuliana Lojodice e Massimo De Francovich riepiloga i temi portanti del grande regista e autore svedese: la passione tradita, il rapporto tra genitori e figli, il mistero della morte e la ricerca di Dio.
Un'atmosfera nordica, per quanto sovreccitata, pervade anche Intervista, la pièce che Cristiano Piazza ha tratto dall'omonimo film girato da Theo Van Gogh in Olanda nel 2003. Ucciso da un fondamentalista islamico l'anno successivo, Van Gogh descrive una sorta di gioco al massacro verbale tra un importante giornalista politico e una giovane star della fiction televisiva.
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