La principessa Elisabetta d'Assia, nipote della regina Vittoria d'Inghilterra, sposò nel 1884 il granduca Sergej Aleksandrovic, governatore generale di Mosca. Dieci anni dopo, la sua sorella minore, Alice, sposò Nicola Romanoff, erede al trono russo, e divenne Aleksandra, l'ultima zarina. Nel 1905 il granduca Sergej venne assassinato da un terrorista socialista. Nel 1909 la moglie si fece monaca e fondò il Convento della Carità di Marta e Maria a Mosca, che divenne un grande centro di attività culturale, educativa e sanitaria. Lei stessa ne fu superiora. Elizaveta cercò di contrastare l'influenza di Rasputin sulla sorella e per questo si mise in urto con lei. Scoppiata la Rivoluzione bolscevica, fu arrestata e deportata insieme alla famiglia imperiale a Ekaterinburg, negli Urali. Con lei era la monaca Varvara, figlia di intellettuali moscoviti e sua segretaria. Dopo qualche giorno, le due monache e altri nobili arrestati vennero separati dai Romanoff e portati nella vicina Alapaevsk. La guerra tra rossi e bianchi costrinse i comunisti a ritirarsi dagli Urali. Ma prima di andarsene trucidarono la famiglia dello zar. Quelli di Alapaevsk vennero trascinati fuori città e gettati nel pozzo di una miniera. Quando arrivarono le truppe anticomuniste li trovarono ormai cadaveri.
Si accorsero che Elizaveta non era morta subito ma aveva avuto la forza di strappare lembi del suo abito per fasciare le ferite di uno dei suoi compagni di sventura. I corpi di Elizaveta e Varvara vennero portati via e dal 1920 si trovano in un monastero femminile a Gerusalemme.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.