Elvira ha aperto la porta al suo killer

Dal giallo al nero. Come un libro di Agata Christie che col passare delle ore si trasforma in un romanzo di Stephen King. La morte di Elvira Monguzzi, la pensionata di 78 anni il cui corpo senza vita è stato rinvenuto mercoledì sera nella sua casa del centro storico, non è più soltanto un rompicapo, ma una storia di sangue e d’orrore.
Un omicidio in piena regola. L’unica certezza. I dubbi, le ipotesi, la ricerca di elementi che potessero confermare la tesi di un incidente domestico, hanno lasciato posto ad una sola conclusione: Elvira è stata ammazzata, colpita più volte alla testa dal suo assassino con un oggetto contundente.
Probabilmente una persona cui lei stessa aveva aperto la porta visto che non è stato rinvenuto alcun segno di effrazione né sulle porte né sulle finestre, e a cui aveva altrettanto tranquillamente voltato le spalle dal momento che i colpi inferti sembrano compatibili con questa ipotesi, considerate le tracce di sangue rinvenute all’interno di una vecchia cassapanca vicino a cui si trovava il cadavere.
Ma chi avrebbe potuto volere la sua morte? E perché?
Ed è qui che il nero torna a farsi giallo. Ieri i carabinieri hanno sentito come persone informate dei fatti alcuni parenti della vittima. Anzitutto il fratello Emiliano, il primo a fare la macabra scoperta. I due sarebbero dovuti partire per le vacanze proprio in questi giorni. Mercoledì mattina, verso le 11, lui l’aveva riaccompagnata a casa dopo aver fatto insieme la spesa. Poi il vuoto. Un silenzio durato fino alle 18. E’ questo l’arco temporale durante il quale si è consumato l’omicidio. Insieme ad Emiliano Monguzzi, sono stati sentiti anche la cognata della vittima, la sorella di quest’ultima e il marito.
Dalle loro deposizioni è emerso un particolare: la 78enne usava tenere in casa del denaro contante per le spese quotidiane, circa 300 euro, di cui ora non vi sarebbe traccia. Un dettaglio che potrebbe far propendere per una rapina finita male. Spalto Piodo, al civico 4, dove abitava la donna, è una piccola corte semi abbandonata, una delle poche che hanno resistito all’ondata delle ristrutturazioni milionarie. A qualche metro di distanza c’è piazza Cambiaghi, una spianata di cemento dove albergano spesso sbandati di ogni genere. Ma quella della rapina è solo una delle tante piste aperte. Molto dirà l’autopsia disposta dalla Procura, che ha aperto un fascicolo contro ignori per il reato di omicidio.
Quel che è certo è che Elvira era una donna discreta e prudente, che non avrebbe mai aperto la porta ad uno sconosciuto. Così la descrivono le persone che la conoscevano bene. La sua unica passione erano alcuni gatti randagi cui non aveva mai fatto mancare cibo e coperte.

Nessuna frequentazione, nessuna confidenza agli estranei.
Di nuovo il giallo. Ora la lavanderia al piano terra dove è stata uccisa è sotto sequestro. All’interno tutto ciò che rimane di lei. La biancheria da stirare, un vecchio tavolo e un paio di ciabatte rosse.

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