Oltre al danno la beffa. Dopo una sera di Capodanno passata tra le fiamme e il fumo nero per spegnere il rogo che stava distruggendo la baraccopoli di via Triboniano, anche l’accusa di un ritardo nei soccorsi. Parole, quelle degli zingari riportate tra virgolette dal Corriere della Sera («Più di mezz’ora. Ci avete messo più di mezz’ora ad arrivare») che non vanno proprio giù ai vigili del fuoco. Che, tabulati alla mano, replicano immediatamente sottolineando come appena 9 minuti siano stati necessari per l’intervento. Davvero pochi quelli intercorsi tra la prima chiamata di soccorso arrivata al centralino alle 16,20 e le 16,29, orario in cui il primo mezzo era già davanti al luogo del rogo. A rendere noto il contenuto dei tabulati delle linee della centrale operativa di via Messina è, in una nota, il comandante provinciale dei vigili del fuoco Dante Pellicano che replica così ai nomadi del campo. Nel comunicato diffuso ieri, precisa che «dalle 16,34 in poi, si sono avvicendati ben diciannove mezzi di soccorso» e che comunque, all’arrivo dei vigili del fuoco, lo scenario «si è presentato molto critico, non solo per la presenza di materiale esplodente sparso in vari punti del campo, ma perché il personale ha dovuto fronteggiare e gestire le comprensibili ma del tutto ingiustificate reazioni dei nomadi che pretendevano, attraverso iniziative isolate e pericolose per la loro incolumità, di entrare nel campo e partecipare attivamente allo spegnimento delle fiamme». «Nonostante tutto - si legge -, gli uomini che hanno lavorato alacremente per quasi cinque ore (quasi un centinaio di persone impiegate tra permanenti e volontari), sono riusciti a mettere in salvo più del 70 per cento del campo di via Triboniano».
Ieri, intanto, è proseguito il pellegrinaggio dei rom tornati sul posto in cerca di qualcosa scampato alle fiamme. «Ho pianto per tre giorni di fila. Questa è la seconda volta che la mia roulotte va in fiamme. Non sono nemmeno riuscita a recuperare i vestiti per le bambine», le parole di Esmeralda, in braccio una bambina di quattro mesi, l’ultima di tre. Guarda gli altri rom che camminano tra le macerie. «Il Comune ci deve aiutare - aggiunge un uomo che dice di chiamarsi Felice -. Quelli che hanno salvato la roulotte stanno ospitando una decina di famiglie.
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