Emma sbotta, il Prof la bacchetta: «Sapeva tutto»

RomaDopo una giornata di malumori, nel Pdl si prepara la reazione. Il nuovo testo sul lavoro deciso dal governo, che accontenta soprattutto il Pd e rende molto meno incisive e rivoluzionarie le contestate norme su licenziamenti e flessibilità, sarà ritoccato in aula dal Popolo della Libertà. L’annuncio è arrivato in serata dal capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto, e ce lo si poteva aspettare viste le dichiarazioni in casa Pdl, più deluso che soddisfatto della versione soft della riforma del lavoro partorita da Mario Monti e Elsa Fornero. Il risultato degli ultimi ritocchi al ribasso è quindi che il Pdl contesterà alcune soluzioni, Confindustria è preoccupatissima e lancia un serissimo allarme disoccupazione, e Monti perde quasi le staffe con la presidentessa di Confindustria, Emma Marcegaglia, severamente redarguita. La frangia più battagliera della Cgil mantiene praticamente invariata la sua posizione: la Fiom annuncia la proclamazione dello sciopero comunque. Il segretario generale Susanna Camusso, invece, con una mano applaude soddisfatta («buon risultato») con l’altra avverte: «Presidieremo l’iter in parlamento con la mobilitazione».
«Il Pdl riproporrà in Aula le norme sulla flessibilità non accolte nel disegno di legge del governo, ha anticipato Cicchitto. «Al Senato opereremo per modifiche che possano garantire nuova occupazione e che vadano incontro alle preoccupazioni delle imprese», conferma Angelino Alfano (nella foto con Maurizio Gasparri). Ci si riferisce in particolare alla stretta imposta nel ddl al capitolo «flessibilità in entrata» per le aziende. Con la riforma Monti-Fornero, avverte il Pdl, le imprese hanno molti più obblighi di assunzione nei confronti dei lavoratori «flessibili». Se le norme rimangono invariate, rileva anche Confindustria, «molte imprese dicono che non solo non creeranno nuova occupazione ma probabilmente non rinnoveranno i contratti in essere - ha avvertito ieri il presidente Emma Marcegaglia - modifiche pessime: se la riforma non dovesse cambiare il risultato sarebbe minore occupazione». Il nuovo testo inviato alle Camere presenta «peggioramenti inattesi e pesanti», critica duramente Rete Imprese. Inimmaginabile la reazione di Monti, che in mattinata si era detto convinto che le imprese «col tempo» capiranno, perché «l’ipotesi reintegro» (in riferimento all’articolo 18, ndr) contemplata nel disegno di legge è «una fattispecie estrema e improbabile». Ma dopo la levata di scudi delle imprese, al Tg1 delle 20 Monti ha reagito duramente: «Confindustria tre mesi fa non osava sperare una riforma così. Marcegaglia era perfettamente al corrente della riflessione del governo. Si prende la responsabilità di quello che ha detto». Il «mestiere del governo» è diverso da quello di sindacati e associazioni: «È capire l’interesse generale».
Il ministro Fornero non chiude alle modifiche: «Il Parlamento è sovrano, potrà intervenire con dei miglioramenti». Ma i partiti di maggioranza in questo momento sono più che mai lontani.

La riforma com’è ora, valuta Giuliano Cazzola (Pdl), crea «tanti problemi alle imprese e ai lavoratori e ne risolva ben pochi». «Preoccupa il giudizio delle imprese che temono flessibilità in uscita incerta contro rigidità in entrata più certa», sottolinea l’ex ministro Maurizio Sacconi.

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