da Milano
Addio ad Asm Brescia, qualche speranza in più nel «braccio di ferro» per Atel: il presidente e ad di Aem Milano, Giuliano Zuccoli, ha aperto il 2006 lasciando alle spalle il dialogo tra sordi per una impossibile fusione con i bresciani, che ormai puntano le loro carte sulla possibilità di acquistare alcune centrali di Endesa Italia se lOpa di Gas Natural avrà successo, mentre sta per giungere alla conclusione la partita per la conquista di una quota significativa della svizzera Atel. «Con Asm è tutto finito - ha detto ieri Zuccoli -, lo stop che è stato dato è importante. Non è facile riprendere i negoziati».
Piuttosto, non si è ancora chiuso il capitolo Atel, che è strategico per Aem: Zuccoli ha fatto capire che ci sono segnali incoraggianti, anche se la partita è tuttaltro che vinta. Entro fine febbraio la vicenda dovrebbe arrivare alla fine: se Aem otterrà la quota che desidera, resterà nel capitale, diversamente cederà anche la partecipazione attuale. Oggi la minicipalizzata milanese detiene circa il 5%, una percentuale che salirà al 6,2% dopo la fusione tra la stessa Atel e lazionista di riferimento Motor Columbus. Zuccoli però vuole arrivare al 20%, mentre gli azionisti elvetici di Atel sarebbero disposti a fargli spazio fino a un 12%: il doppio di quanto avrebbe in base alla partecipazione attuale, ma troppo poco per arrivare a consolidare Atel nel bilancio Aem. «Il nostro non è un capriccio - ha detto recentemente Zuccoli -, ma una necessità. E se non arriveremo a consolidare la quota in Aem, usciremo da Atel». «È come nel braccio di ferro, si oscilla da una parte e dall'altra. Rispetto a un mese fa la situazione sembra essersi messa più a nostro favore, ma non siamo ancora arrivati a una conclusione - ha affermato -. Dovremo attendere ancora due o tre settimane. Entro febbraio capiremo quale dei due contendenti riuscirà a battere l'altro».
Fonti vicine alla trattativa sostengono che è possibile che gli attuali azionisti arrivino a «limare» ciascuno la propria quota di una piccola percentuale che permetta poi ad Aem di salire al 20 per cento. E resta da chiarire la posizione di Edf, lalleato nellazionariato di Edison che ha mantenuto finora una «neutralità» che non gioca certo a favore di Aem.
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