Non solo traffico e multe, ma anche controllo del territorio e quindi più sicurezza per i cittadini. «È un impegno sempre più articolato quello a cui sono chiamati i ghisa», spiega il comandante Emiliano Bezzon al Teatro Grassi durante la cerimonia per celebrare i 146 anni dalla fondazione del corpo. E annuncia che, entro la fine dell’anno, almeno 1.500 agenti saranno dotati di manganelli. «I cosiddetti “bastoni distanziatori” - annuncia al suo primo “compleanno” da comandante - entreranno nella dotazione degli agenti più direttamente impegnati sul territorio. Per altri mezzi di difesa come gli spray al peperoncino, è invece necessario attendere che il governo modifichi le normative».
Manganelli, ma soprattutto una vera e propria rivoluzione per rendere più efficace l’azione della polizia locale. «La ristrutturazione del corpo - spiega Bezzon - è già in atto e prevede una riorganizzazione interna destinata ad aumentare la presenza sul territorio. Il cuore dell’attività deve continuare a essere la prossimità e il presidio, senza però prescindere dall’azione repressiva. Per questo stiamo razionalizzando le aree di competenza dei comandi che passeranno da 15 a 9, coincidendo con i consigli di zona».
Sullo schermo scorrono in bianco e nero le immagini d’epoca raccolte nel documentario (autoprodotto) «E ci chiamavano ghisa». Alla cerimonia, nobilitata dalla presenza sul palco del mitico Arlecchino Ferruccio Soleri e di Mariangela Melato che ricorda il papà («Sono orgogliosa di essere la figlia di un “ghisa”, mi ha insegnato serietà, onestà e a fare il proprio lavoro senza troppe storie»), hanno partecipato anche il sindaco Letizia Moratti, il prefetto Gian Valerio Lombardi e il questore Paolo Scarpis.
«Cari “ghisa”, grazie - le parole della Moratti -. Oggi è il giorno in cui Milano ringrazia i suoi vigili urbani: gli uomini e le donne che scegliendo questo lavoro hanno deciso di mettersi al servizio della città, di sostenere i valori che sono alla base della nostra convivenza civile». Forte senso di appartenenza, spirito di responsabilità nei confronti della città e di amicizia per i cittadini, oltre alla grande solidarietà le doti che, assicura il sindaco, caratterizzano gli uomini e le donne del corpo. «Il modello di vigilanza urbana realizzato a Milano - aggiunge - deve essere considerato un modello non solo per tutto il Paese, ma anche per l’intera Europa. La nostra centrale operativa è il fiore all’occhiello di Milano e le nostre tecnologie, dopo quelle di Londra, sono sicuramente all’avanguardia rispetto al resto dei Paesi Europei». Inevitabile il grazie agli agenti che lo scorso 18 settembre sono intervenuti durante la tragedia del palazzo esploso in via Lomellina. Poi la consegna di nove attestati di riconoscimento agli agenti che si sono distinti per impegno e coraggio. Tra questi, Marta Tampieri, vigilessa della zona Dergano che ha catturato due esibizionisti intenti in atti osceni in un’area giochi riservata ai bambini. E poi le «menzione» per capacità, impegno e serietà di altri 37 uomini, fra agenti e commissari. «Bisogna recuperare la cultura della civiltà e del rispetto delle regole», conclude Bezzon.
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