Stazione Centrale, ore 23.30. Al primo piano, nella sala dattesa, le panchine di legno sono quasi tutte occupate da persone che dormono. Viaggiatori in attesa del prossimo treno e tanti, tantissimi clochard. Si rifugiano qui la notte perché è riscaldato e se si è fortunati, si trova anche una panca sulla quale stendersi senza che nessuno ti dia fastidio. Uomini, donne, anziani, immigrati, italiani. Avvolti nei sacco a pelo, alcuni invece coperti solo con una giacca a vento. Fuori, al gelo in piazza Quattro Novembre, gli irriducibili. Quelli che il freddo non lo sentono più ormai da anni. Enzo e Abdul si spartiscono uno spiazzo di qualche metro in due. Sepolti sotto un cumulo di coperte e attaccati luno allaltro per ripararsi. «Sì, ho sentito degli altri ragazzi che sono morti di freddo - racconta Enzo -. Ma io preferisco dormire qui. In dormitorio non ci voglio andare». Sono anni che Enzo vive per strada, ha perso il posto di lavoro come impiegato in un ospedale a causa della droga. E ora sta cercando di smettere. Parla in francese con Abdul lì accanto. Nemmeno lui vuole andare in un centro di accoglienza.
Qui ci sono i volontari che passano per portare qualcosa di caldo e da mangiare. Come i due agenti dellassociazione Blue Berets che nel loro giro in Stazione vengono sempre a salutarli. «Vedi ci hanno portato anche due giacche a vento nuove per coprirci», dice sorridendo Enzo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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