Un epilogo scontato

La presente lettera era giunta in redazione giorni prima del blitz che ha riportato Maria in Patria.

Finirà così. Che dopo mille pressioni a livelli, per noi comuni mortali, inimmaginabili la bambina bielorussa, che due coraggiosi genitori stanno proteggendo con le poche risorse loro disponbili, tornerà a casa. La polizia farà irruzione nel posto dove è protetta e custodita, con le armi spianate (ricordate il caso di quel piccolo bimbo cubano che si trovò i corpi speciali armati come se fosse Bin Laden?) e la piccola finirà sul primo viaggio con un biglietto di sola andata: destinazione abuso. Gli ambasciatori potranno riappropriarsi del tranquillo thé delle cinque, dissertando di cultura e di gossip, in attesa che le acque si plachino e nuove orde di bambini possano tornare a respirare per quindici giorni l’italica aria. Quei quindici giorni necessari per ritemprarsi e poter tornare in patria, con un colorito migliore, qualche chilo in più, un buon proufmo addosso. Praticamente tutto il necessario per risultare più graditi ai clienti degli orfanotrofi. Finirà così. E finirà molto male.
E mentre qualcuno magari già dalla prossima estate potrà riappropriarsi di una paternità virtuale, mostrando a tutto il mondo quanto è generoso per ospitare a casa sua il bimbo malaticcio, due genitori veri, di quelli che hanno scelto la strada più difficile, l’unica a loro disposizione, per fermare il male, saranno ancora più emarginati, mentre non oso immaginare, ma soprattutto scrivere, quale sorte spetterà alla loro piccola... Finirà che avranno perso loro e noi con loro. Figli illegittimi di una incivile società che tutela sempre gli oppressori e mai le vere vittime. In nome di quel garantismo becero e di quella facciata, che nessun restauro è oggi più in grado di ricostruire.
Con questa vicenda avremo perso anche più di un’occasione. Innanzitutto quella di far capire che in un sistema democratico si può esigere ed ottenere che i bambini ospiti di un orfanotrofio siano protetti e non abusati. E poi, quella di poter esportare nel nostro paese quelli stessi controlli.

Andando ad aprire, una volta per tutte, le porte di certe nostre istituzioni, dove i bimbi stanno nelle medesime condizioni dei loro coetanei bielorussi. Cosa questa che abbiamo capito, sulla pelle di una bimba e di due oneste persone, non s’ha da fare.
Presidente Prometeo Cuneo

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