Gli «Equ», il gruppo che sta bene solo con la Maccaja

Primo album per i sei ragazzi che vengono dalla Romagna

Gli «Equ», il gruppo che sta bene solo con la Maccaja

Chiara Ennas

Arrivare da Santa Sofia, un piccolo paesino in provincia di Forlì-Cesena, arrampicato sull’Appennino fra l'Emilia Romagna e la Toscana, e trovare a Genova «l'America», la possibilità di realizzare il sogno di conquistarsi un pubblico fedele nel mondo musicale: è quello che è successo ad un gruppo di sei ragazzi, gli Equ, accolti da una casa discografica genovese, «Maccaja», e che suonano insieme da più di dieci anni, ma che solo dal 1999 hanno pensato di fare delle sette note una professione, prima con il nome di Equ28, prendendo ispirazione da una marca di birra, e poi sotto quello che li contraddistingue ora. Sei amici prima di tutto: Gabriele Graziani, voce, autore dei testi e frontman, Daniele Boscherini alla chitarra elettrica, alle tastiere Vanni Crociani, Roberto Olivetti con la chitarra acustica, il bassista Alessandro Fabbri e il batterista Tommaso Anagni. Di strada ne hanno già fatta: prima il garage sotto casa, i pub della zona, la vittoria al concorso regionale «Primavera Live Festival» organizzato da Heineken, poi il primo posto al Disma Music Show di Rimini e il salto di qualità con le serate al palco delle Scimmie a Milano, dove per caso conoscono Elisabetta Bonomi, che li propone alla Maccaja e che ora li segue come manager. È lei, insieme alla piccola etichetta genovese, ad accompagnarli al 55ª edizione del Festival di Sanremo, dove vengono notati insieme ai «Negramaro».
Un approdo che lega i sei ragazzi a doppio filo con la Liguria, e particolarmente a Genova, dove è stato girato il video del primo singolo «L'idea», anche nel teatro Hop altrove, e di cui il cantante e autore dei testi - peraltro poetici, senza scadere nell'incomprensibilità, e mai banali - ammira soprattutto «il contrasto fra la luce del centro, dei dintorni di piazza de Ferrari, e l'ombra, la chiusura dei vicoli in cui ci si ritrova improvvisamente». Per non parlare del mare, del senso del viaggio che lo ispira in modo particolare nello scrivere i testi, e «guidando l'ispirazione può essere improvvisa e occorre fissare subito il pensiero».
Il legame con Genova è reso ancora più saldo dall'amore e l'ammirazione, condivisi da tutto il gruppo, per Fabrizio De André, soprattutto per «La buona novella», ma anche per i testi che rielaborano l'antologia di Spoon River, su cui recentemente ha messo occhi e mano anche Morgan, ex storico cantante dei Bluvertigo. Sempre nel capoluogo ligure il gruppo sta preparando l'album di esordio, chiedendo aiuto ai fan attraverso il loro forum per poter mangiare senza cucinare: ben undici tracce, i cui testi sono scritti da Gabriele, le musiche quasi tutte da Vanni, con gli arrangiamenti ad opera del produttore artistico Marco Canepa e che uscirà prima dell’autunno prossimo. I sei ragazzi, però, sono incerti nel definire il genere musicale di appartenenza: «la categoria pop-rock dice tutto e non dice niente allo stesso tempo - afferma il frontman - e nelle canzoni c'è spazio per il rock, per il jazz, come per il funky». I testi dicono qualcosa di loro, traendo ispirazione da tutto ciò che ascoltano, senza pregiudizi nè distinzioni, passando da Modugno a Bersani, ma senza scimmiottamenti, caratteristica che li accompagna fin dalle loro prime esibizioni, quando pure erano, nelle parole del produttore Luca Cresta, «ancora un po' acerbi, ma c'era in loro un qualcosa in più rispetto alle altre band», e la loro fortuna è possedere e dimostrare «simpatia, entusiasmo, spirito d'adattamento, e naturalmente capacità artistiche». E anche quando si parla di cover di De André, Modugno e altri, non si tratta di semplici copie, ma di reinterpretazioni, nel tentativo di trovare uno stile proprio, inconfondibile, pienamente apprezzato dal pubblico del Girofestival di Reggio Calabria il primo di questo mese. I fan hanno potuto in modo particolare applaudire i singoli estratti fino a oggi, «L’attimo», «La creazione» e «L'idea», di cui è grande fan l'astronauta Roberto Vittori che l'ha portata in orbita con sé sulla Soyuz.

E i testi parlano di Tempo, un tempo che fa da padrone: le ore che scorrono, l'oggi e il ieri, l'assenza e le stagioni, il silenzio e i ricordi che scorrono, talvolta si dissolvono, e che qualche volta invece si ripetono, in un «colpo di sogno», e se anche c'è un tu femminile cui rivolgersi, «non c'entrano nulla gelosia o altri sentimenti».

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