
Mettere al centro i diritti. Che «non possono essere monopolio soltanto della sinistra». E farsi carico dei problemi dei giovani, per aprire una stagione nuova nel centrodestra. Sembrava una scommessa azzardata e invece l'operazione Fedez, ospite al congresso dei Giovani di Forza Italia, è riuscita perfettamente: «Vogliamo cercare di prendere voti anche nel campo del centrosinistra, senza snaturare la nostra identità» assicura il vicesegretario del partito Stefano Benigni che proprio sabato ha lasciato il testimone della guida del movimento giovanile a Simone Leoni. Milano può essere il laboratorio ideale per sperimentare qualcosa di diverso: «Ma per tornare a vincere nelle grandi città, dobbiamo allargare la coalizione e ragionare in modo innovativo».
Onorevole Benigni. Meno urla e più apertura. La strada giusta per tornare in doppia cifra?
«Un partito che vuole essere moderno e innovatore nel centrodestra, deve avere la responsabilità di capire e intercettare i cambiamenti della società, come ci ha insegnato Silvio Berlusconi. Sui diritti, i cittadini ci chiedono di prendere posizioni più coraggiose, a patire da quelli fondamentali: la salute, la casa e vivere una vita dignitosa. Su quelli etici, penso al fine vita che è un argomento molto complesso, dobbiamo provare a dare delle risposte con equilibrio e moderazione. Aprirsi, però, non significa rinunciare ai propri valori fondanti. E non vuol dire che siamo in contrasto con Lega e FdI o che abbiamo posizioni totalmente diverse, come accade nel campo largo, che è più che altro un cartello elettorale».
Non è stato semplice convincere la base sulla scelta di ospitare Fedez.
«Sono stato il primo a volerlo al congresso. Il segretario Tajani l'ha trovata un'ottima idea, non dobbiamo aver paura di confrontarci con gli avversari. Fedez non è solo una persona che fa notizia. La sua vita è segnata da situazioni che stiamo cercando di affrontare come governo, a partire dalla depressione e dall'attenzione alla salute mentale. E poi è un ragazzo cresciuto in una periferia come Rozzano che ce l'ha fatta. In passato ha parlato spesso di suicidi, tragedia che ha colpito anche la nostra comunità, con la scomparsa di Luca Palmegiani. Con lui siamo riusciti ad accendere un faro su tematiche importanti».
Vi aspettavate anche questa sua svolta politica?
«Ho capito che qualcosa era cambiato in Fedez quando ho visto i suoi scontri con Marco Travaglio. Sappiamo bene che rubarci voti a vicenda nel centrodestra non porta a niente e che è fondamentale allargare il nostro perimetro. Fedez, idealizzato dalla sinistra, oggi riconosce che la sinistra su tante cose ha sbagliato. L'attacco al sindaco Sala dimostra che sono in molti i delusi da quel mondo. Significa che in qualche modo abbiamo ragione noi».
A proposito di Milano, in città tiene banco la vostra offerta ad Azione.
«Nelle grandi città il centrodestra puntualmente perde, specie se si affida a un profilo troppo estremo. Ormai è chiaro che i candidati che si limitano a guardare al nostro perimetro non funzionano. Anche per questo abbiamo aperto a Carlo Calenda e non solo a lui. Se riuscissimo a strappare Milano alla sinistra con questa ricetta, si potrebbe aprire una stagione politica nuova che riporterebbe il centrodestra a governare in tante città».
Condivide le parole del nuovo segretario dei giovani sul generale Vannacci?
«Come dice Tajani, i giovani devono fare i giovani. Da loro possono arrivare genuinamente delle critiche, purché siano rispettose. Leoni è un ragazzo educato e preparato che ha espresso giustamente le sue preoccupazioni. Guiderà il movimento giovanile con determinazione ed equilibrio».
I giovani sono anche preoccupati da quanto succede a Gaza.
«Tajani, da ministro degli Esteri, sulle guerre si sta comportando come farebbe un qualsiasi
buon padre di famiglia. Non c'è nessun altro Paese protagonista, come l'Italia, nell'aiuto umanitario a Gaza. La cosa più vergognosa è vedere una certa sinistra speculare sui bambini e sui morti. Noi abbiamo toni diversi».