Era un poker

Europa, il quotidiano della Margherita, ha scritto: «Tutto fa pensare che il Cavaliere avesse in mano un poker d’assi dello stesso tipo di quello ostentato dal suo amico Bettino Craxi agli albori di Mani pulite». E questa è una spettacolare sciocchezza. Per due ragioni. La prima non stiamo a rimotivarla: la testimonianza di Berlusconi in Procura, ciò che era, è già stata spiegata in tutte le salse, a ogni modo Craxi si limitò a parlare alla direzione nazionale del Psi. La seconda ragione è che Europa, esattamente come si fece nel 1992, ha citato il famoso poker di Craxi con ciò sottintendendo un bluff: mentre il dettaglio, da tutti rimosso, è che quel celebre poker era autentico. Così, tanto per la Storia: tutti i fatti di cui Craxi venne a conoscenza non solo erano veri, ma anni dopo meriteranno delle inchieste che non avranno risvolti penali ma prefigurarono tuttavia (pagina 152 della sentenza n. 364/96 del 29 gennaio 1997) «fatti specifici che oggettivamente potevano presentare connotati di indubbia rilevanza disciplinare» ai danni di Di Pietro.

Craxi aveva saputo di amicizie del magistrato con indagati, di tabulati telefonici che prefiguravano contatti con altri indagati, della famosa Mercedes, dell’appartamento a equo canone, di regalie varie compresi i 100 milioni in «prestito»: più altre cose che l’estensore di questa rubrica ben ricorda perché contribuì ad acquisirle. Era tutto vero, anzi «gli è tutto vero» come avrebbe detto Francesco Pacini Battaglia.
Filippo Facci

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