«Spero solo che sia fatta giustizia, non solo per mio padre ma anche per quel piccolo bambino vittima dellesplosione». Francesca Giancola, figlia di Tommaso, morto sotto le macerie davanti alla tabaccheria che è crollata insieme al palazzo, è visibilmente provata e sfoga la sua rabbia per una «tragedia» che secondo lei «era annunciata». Da tempo, sostiene, «attorno a quello stabile si sentiva odore di gas, ma nessuno è intervenuto. Non è la prima volta che a Milano accade una tragedia del genere, forse è il momento di fare qualcosa».
Il pubblico ministero Luigi Orsi ha aperto un'inchiesta con l'ipotesi di crollo colposo, e in base ai primi accertamenti e alle prime testimonianze, gli inquirenti sono orientati a ritenere che l'esplosione possa essere stata provocata dal tentativo di suicidio di una delle vittime. Ma Francesca Giaccola almeno ieri mattina ribadiva che la causa potrebbe essere la fuga di gas che da tempo si sentiva nella zona. Una rabbia che la giovane, accompagnata dal marito e dalla suocera in via Lomellina, ha sfogato anche per la difficoltà a salire nellappartamento del padre, al numero 5 della stessa via, per recuperare il gatto e alcuni effetti personali della vittima, tra i quali le chiavi dellautomobile.
«Mio padre - ha continuato Francesca - è morto davanti alla tabaccheria crollata con il palazzo, e la sera stessa non mi hanno permesso di vederlo, lo stesso è successo quando lo hanno rinchiuso in un sacco bianco».
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