Marta Ottaviani
da Istanbul
«La violenza non è la soluzione, ma un'arma per lo scontro di civiltà. La Turchia non si farà intrappolare da questo meccanismo di odio». È una condanna ferma quella che arriva dal primo ministro Recep Tayyip Erdogan all'indomani dell'assassinio di don Andrea Santoro a Trebisonda. Il premier ha inviato un messaggio di condoglianze alla Santa Sede, assicurando che il governo farà di tutto per catturare al più presto «il colpevole di un crimine così crudele». In una lettera scritta con il collega spagnolo Zapatero e pubblicata ieri sull'International Herald Tribune Erdogan ha rivolto un appello per fermare la spirale dell'odio nata in seguito alla pubblicazione delle vignette sul profeta Maometto.
Intanto proseguono le indagini per trovare l'assassino del prete italiano. Il killer non ha ancora un nome, ma da ieri mattina ha un volto. La polizia ha diffuso l'identikit, reso possibile grazie alla presenza della telecamera di una gioielleria, vicino alla chiesa di Santa Maria dove si è consumata la tragedia. Lomicida ha 17-18 anni (secondo i principali quotidiani turchi potrebbe essere anche più giovane), lineamenti fini e berretto nero. In tutta la provincia di Trebisonda è in corso una caccia all'uomo. Si cerca in ogni angolo per trovare l'assassino, che ha sconvolto con atto barbaro una comunità che non aveva mai avuto problemi di convivenza religiosa. Alla ricostruzione della dinamica sono state determinanti le testimonianze di Loredana Palmieri, litaliana che assisteva il prete, 59 anni, nelle faccende domestiche, e di un assistente turco del sacerdote, che in quel momento si trovavano sul luogo del delitto.
Ieri pomeriggio, nella chiesa dove domenica don Antonio è stato ucciso una folla commossa di cristiani e musulmani ha salutato per lultima volta il sacerdote, che da due anni portava il suo messaggio di tolleranza e dialogo fra culture diverse. Il corpo del prete è stato composto nella bara dopo l'autopsia, che si svolta ieri nella prima mattinata. Don Santoro è morto sul colpo, ucciso da due pallottole, rispettivamente all'altezza del cuore e dei polmoni.
La bara con il feretro è atterrata ieri sera all'aeroporto di Istanbul. Oggi dovrebbe partire per Roma, con un aereo militare messo a disposizione dal governo di Ankara. Ma il destino potrebbe trattenere don Andrea ancora per qualche ora in Turchia, perché Istanbul è bloccata da una tormenta di neve.
Se sulla dinamica della tragedia non ci sono più dubbi, sul movente dell'omicidio ci sono due ipotesi. La prima (sostenuta dal procuratore capo di Trebisonda, Burhan Cobanoglu) attribuirebbe l'omicidio unicamente a una vendetta mafiosa. La malavita locale avrebbe dato la «lezione definitiva» a don Santoro per la sua lotta contro il racket della prostituzione. E il governo di Ankara uscirebbe da un notevole imbarazzo.
Le autorità della chiesa cattolica in Turchia danno una lettura ben diversa. Ruggiero Franceschini, presidente della Conferenza Episcopale turca, ha definito l'omicidio del sacerdote il frutto del odio nei confronti dell'Occidente scaturito dopo la pubblicazione delle vignette su Maometto. Luigi Padovese, vescovo dell'Anatolia, ritiene la pista islamica come la più plausibile. A conferma ci sono i controlli della polizia nella chiesa di Santa Maria la mattina dell'omicidio e un articolo comparso sulla versione on line del quotidiano Hurriyet, secondo cui la polizia di Diyarbakir (città nel sud-est del Paese, una delle zone più integraliste) aveva messo in guardia alcuni sacerdoti cattolici e ortodossi.
La situazione, adesso, non è delle migliori. In molti temono che la morte di Don Andrea abbia troncato un dialogo fra diverse religioni che, al contrario, si doveva rafforzare.
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