Fallita l'intesa di Ginevra Putin offre la cittadinanza a tutti i russi oltreconfine

Morti e feriti in nuovi scontri nell'Est del Paese, mentre Mosca inaugura una nuova politica dei passaporti

Fallita l'intesa di Ginevra Putin offre la cittadinanza a tutti i russi oltreconfine

Tregua di Pasqua insanguinata nell'Ucraina orientale dove si sta sgretolando il fragile accordo diplomatico di Ginevra, che doveva portare al disarmo delle milizie. In questo clima da guerra civile latente arriva a Kiev il vicepresidente americano Joe Biden. Nelle stesse ore il nuovo zar, Vladimir Putin, firma un decreto che facilita la procedura per ottenere la cittadinanza da parte delle popolazioni russofone dell'ex impero sovietico. Nel sud-est dell'Ucraina i «russi» sono 8 milioni.

Domenica prima dell'alba due fuoristrada con uomini armati a bordo si sono avvicinati ad un posto di blocco filo russo nei dintorni di Slaviansk, una roccaforte della rivolta separatista. Un violento conflitto a fuoco ha lasciato sul terreno almeno tre vittime e diversi feriti. I mezzi dei presunti assalitori hanno preso fuoco. In un video si nota un cadavere in mezzo ad armi, dollari e documenti delle milizia nazionalista Pravy Sektor. I paramilitari di destra smentiscono l'attacco e puntano il dito contro i russi, che avrebbero orchestrato la provocazione. I miliziani che presidiavano il posto di blocco giurano di aver subito perdite, compresi diversi feriti. Da Mosca il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, ha bollato l'attacco come un «crimine» che può far «deragliare l'accordo di Ginevra» della scorsa settimana. In realtà il patto fra Russia, Usa, Ucraina ed Unione Europea si sta già sciogliendo come neve al sole. I miliziani filo russi, che occupano diversi edifici pubblici in una decina di città, non hanno alcuna intenzione di abbandonare le armi o gli obiettivi conquistati. A più riprese hanno sostenuto che prima devono venir disarmate le milizie dei gruppi ultranazionalisti e concesso un referendum sullo status dell'Ucraina orientale.

Per la prima volta gli osservatori dell'Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa sono riusciti ad incontrare il nocciolo duro dei separatisti a Slaviansk.
I ribelli filorussi hanno rilasciato una dozzina di soldati ucraini, che nei giorni scorsi si erano arresi facendosi sequestrare i blindati. La giornalista Imra Krat, che nella rivolta di piazza Maidan guidava un gruppo di militanti, è stata arrestata assieme ad un free lance della discussa ong polacca Open dialogue. E scortata bendata davanti ai giornalisti per raccontare che non viene maltrattata.

Ieri è arrivato a Kiev per una visita di due giorni il vicepresidente Usa per incontrare il capo dello Stato ucraino Oleksandr Turchynov, il primo ministro Arseny Yatseniuk e membri del Parlamento. Biden porta in dote un pacchetto di aiuti nel campo energetico a causa del ricatto del gas fornito dalla Russia. Il vicepresidente americano potrebbe anche confermare l'invio di equipaggiamento militare all'Ucraina.

Non a caso nelle stesse ore il New York Times pubblicava una serie di fotografie fornite dalle autorità ucraine sulla presenza all'Est di infiltrati russi dell'intelligence e dei corpi speciali russi. Un personaggio con il barbone come i Rambo Usa è stato immortalato a Slaviansk e nel 2008 con la stessa mimetica, ma in più lo stemma dei corpi speciali durante la guerra russa contro la Georgia. Nella foto ricordo di un'unità d'elite di Mosca scattata in Russia sono stati riconosciuti alcuni militari mascherati presenti nelle città dell'Ucraina orientale in rivolta. Non si tratta dei reparti di centinaia di uomini in assetto di combattimento, ma senza insegne, visti in Crimea. Singoli operativi, però, erano prima nella penisola annessa a Mosca e adesso sono infiltrati fra le milizia filo russe della regione di Donetsk.

Ieri il Cremlino ha riabilitato ufficialmente la minoranza tartara che venne deportata dalla Crimea e decimata da Stalin nel 1944, ma non sono mancate tensioni.

A Simferopoli uomini armati e mascherati hanno ammainato la bandiera ucraina che sventolava sul Majilis, il «parlamento» di autogoverno dei tartari, 12% della popolazione. Via tweet il presidente della penisola, Serghiei Aksionov, ha intimato alla minoranza di lasciare la Crimea se non gradiscono la riunificazione con la Russia.

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